Buonasera a tutti,
assieme al mio compagno di fotoavventure Roberto, ci siamo procurati un vecchio IFF Quodgon corredato di 50 e 80mm e filtri multigrade. L'obbiettivo è quello di stampare B&W medioformato, dal 6x4.5 al 6x9 (procurandoci un 105mm).
Per me è un ritorno all'antichità più che al passato, perchè non entro in camera oscura da più di trent'anni (e non ne ho trentuno...) quando passavo le notti su un modesto Durst poggiato sulla tavola sopra la vasca del bagno (unico) di casa dell'attuale nonna di mio figlio. Ma questo giustamente interessa poco e a pochi.
Vengo al punto.
Da qualche anno ho ripreso a fare foto in B&W medio formato, a svilupparmi i negativi per una successiva scansione e stampa (inkjet o da laboratorio su file). I risultati di questo sistema ibrido sono discreti a monitor e mediocri su stampa inkjet. Di fatto ho cercato di ottimizzare pellicole e sviluppo B&W per l'utilizzo dello scanner (V700 Epson).
Ora c'è questa nuova avventura dell'ingranditore a condensatori, che da molti vedo descritto come molto, e a volte troppo, incisivo.
Quali negativi consigliate (e che tipo di sviluppo) per la stampa con questo tipo di ingranditore (useremo carta a contrasto variabile). E per contro, quali sarebbero le vostre scelte per un negativo destinato alla scansione.
Grazie a chi mi vorrà dare consigli e indicazioni.
Saluti a tutti
Carlo

Io non saprei dirti che tipo di negativo sia giusto per la stampa ibrida (forse qualche input ti può venire dalla lettura dell'articolo su questo argomento che trovi qui a sinistra tra i "contenuti").

Ad occhio e croce però, sia per l'una che per l'altro, cioè l'ingranditore a condensatori, cercherei di ottenere dei negativi tendenzialmente morbidi con estesa gamma tonale. Nel presupposto che ad aumentare i contrasti si fa sempre in tempo, mentre al contrario, se si sono persi dettagli nelle alte o nelle basse luci, quelli non li recuperi più.
Quindi mi rivolgerei a sviluppi abbastanza compensatori, per esempio quelli a due bagni, oppure al Pirogallolo o più semplicemente a base di Metolo, ma in generale quasi tutti gli sviluppi, se impiegati diluiti e con scarsa agitazione, al limite anche stand, come usa fare Hologon con il Rodinal.
E per lo stesso motivo, almeno inizialmente mi terrei su pellicole tradizionali come la Ilford FP4, evitando per esempio una T-Max 100 che notoriamente tende facilmente a partire per la tangente, bruciando le alte luci (sebbene con diversi degli sviluppi di cui sopra, possa facilmente essere ricondotta alla ragione).

Questi non sono neppure i miei due cents... forse uno solo, e magari pure tarocco

Dunque, il vantaggio del metodo ibrido è che quasi non puoi avere negativi "troppo densi".
Nel senso che il massimo della densità raggiungibile da un negativo BN, per quanto sovraesposto e sovrasviluppato, non mette comunque in crisi uno scanner come il V700.
Invece è importante che ci siano dettagli nelle ombre e che il velo non sia troppo evidente.
Altra cosa importante è che la grana non sia eccessiva (compatibilmente con il risultato che si vuole ottenere), perché viene in genere molto amplificata in fase di scansione.

Ora, come tutte queste indicazioni possano tradursi in pellicole e sviluppi, diventa un discorso complicato .

Io ti posso dire di essermi trovato molto bene con le Fuji Acros 100, sia con sviluppo Acudev che con sviluppo TMax.
Ho visto bei negativi adatti alla scansione anche sviluppandole in XTol, io devo ancora provare.

Invece es. mi sono trovato maluccio con le HP5+, perché la grana mi diventa molto fastidiosa dopo la scansione.

Fer