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2 Utenti anonimi
Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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22/6/2009 11:34 Messaggi:
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Citazione:
Il circolo di confusione dovuto alla sola diffrazione che citi, viene chiamato comunemente Disco di Airy. In realtà , a differenza delle altre aberrazioni che trasformano un punto geometrico infinitesimo in un cerchietto o in un ovale, la diffrazione trasforma un punto in una figura ben più complessa chiamata Pattern di Airy, formata da una macchia circolare centrale contornata da anelli concentrici più grandi. L’intensità luminosa di questi anelli esterni, coi valori di focali e aperture in gioco in campo fotografico (anche con un 14mm chiuso a f/32) sono sempre di qualche % rispetto all’intensità luminosa del picco centrale, e quindi in pratica del tutto ininfluenti sulla qualità dell’immagine. Quindi si prende sempre e solo in considerazione il picco centrale, chiamato in fotografia Disco di Airy. Dato che l’intensità luminosa all’interno di questo picco non è costante ma è una gaussiana, non c’è un metodo preciso per stabilirne il diametro. Una delle formulette più usate, è quella che lo lega all’apertura f/ con questa relazione: diametro Disco di Airy (in micron) = 1,125 x f/ che ci dice, ad esempio, che un qualsiasi obiettivo diaframmato a f/22, senza considerare nessun’altra delle sue aberrazioni, trasformerà l’immagine di un punto di dimensioni infinitesime nella scena reale, in un cerchietto di diametro di circa 25 micron (1,125 x 22) sull’immagine fotografata. In altre parole, anche un obiettivo perfetto privo di qualsiasi aberrazione ottica e con una risolvenza infinita, se diaframmato a f/22 non riuscirà a fornire dettagli più piccoli di 25 micron, cioè non riuscirà a risolvere più di 40 linee/mm, a causa della diffrazione. Per questo motivo gli obiettivi usati per le litografie in microelettronica che devono risolvere dalle 400 a oltre 1000 linee/mm (con luce UV) hanno aperture spaventose, pensiamo solo ai mitici Ultra Micro Nikkor 225mm f/1 e 300mm f/1,4 degli anni ’60. La formuletta riportata sopra e le altre simili, danno comunque valori approssimati, in quanto per avere valori esatti bisognerebbe, come ho detto nel post precedente, conoscere la distanza del diaframma dal piano immagine. Tale approssimazione è buona per obiettivi con costruzione classica, tipo quelli per Grande Formato (tolte le rare eccezioni di teleobiettivi), dove a parità di apertura tutti gli obiettivi dal super grandangolare al lungo fuoco avranno la stessa diffrazione. Se parliamo invece degli obiettivi delle normali reflex, dobbiamo fare i conti col fatto che i grandangolari sono tutti retrofocus, e i “lunghi fuochi†sono tutti tele. Ne deriva che la distanza del diaframma dal piano immagine non ha più nulla a che vedere con la focale dell’obiettivo, e la formuletta di prima e le tabelline che ne derivano vanno a farsi benedire. Il fatto che tale distanza, rispetto alla focale, aumenti parecchio nei grandangoli e diminuisca nei teleobiettivi, penalizza i primi sulla diffrazione. Cioè, ad esempio, un 24mm a f/16 soffrirà di una diffrazione molto superiore rispetto ad un 300mm sempre a f/16. Citazione:
Purtroppo... hai ben capito! Non c'è niente da fare... L'unica soluzione per avere grandissima profondità di campo e altissima risoluzione è... il microscopio elettronico a scansione ...sempre che ci si accontenti del bianco e nero
Inviato: 17/2/2010 22:43
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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9/12/2004 21:10 Da Toscana
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Ringrazio ancora sentitamente tutti per le chiarissime spiegazioni, quando non riesco a spiegarmi qualcosa sto proprio male, e il fatto che mettendo a fuoco a tutta apertura almeno un punto riuscissi a vederlo decentemente e che una volta diaframmato non ci fosse piu' niente di nitido mi dava sui nervi. Ora mi e' chiaro e mi sono messo l'animo in pace.
Non ricorrero' certo al microscopio a scansione, ma qualcosa inventero' di sicuro, statene certi.. Ciao e grazie di nuovo, Renzo
Inviato: 17/2/2010 23:04
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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18/5/2006 9:13 Da Torino
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Puoi anche ricorerre allo stack di piu' lenti, qua hai un esempio di come si possa realizzare.
Sono scatti non miei, ormai datati ma la tecnica e' sempre valida. Oltre a quello di backstage, nei 2 scatti allegati puoi vedere il complesso ed il dettaglio ottenuti nella configurazione visibile su un "paziente a cuore aperto" Bulova Accutron. Il dettaglio e' relativo alla porzione centrale/destra dell'immagine. Spero possa essere fonte d'ispirazione :o)
Inviato: 18/2/2010 10:38
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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9/12/2004 21:10 Da Toscana
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Ciao Claudio,
ti ringrazio del suggerimento, infatti ho gia' un anello di inversione ottica con cui ho lavorato in passato, ma non ho piu' il Sonnar che accoppiavo ad un 35 Pentax invertito. Ho appunto intenzione di fare un ordine a Lolli di due o tre anelli di accoppiamento per sostituire il Sonnar con il 180 Nikon con varie soluzioni. Ciao e grazie, Renzo
Inviato: 18/2/2010 13:16
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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9/6/2009 21:25 Messaggi:
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Per altissimi rapporti di ingrandimenti si usano direttamente le fotocamere...montate sui microscopi.
Le ottiche "fotografiche" arrivano quasi a 20x di ingrandimento, quelle rarissime "dedicate" allo scopo. Per la diffrazione possiamo anche dire che un ottica con uno schema molto telecentrico sarebbe meno influenzata dalla diffrazione rispetto ad un' ottica classica. Sempre perché i raggi che "lambiscono" i bordi del foro del diaframma...saranno meno "sollecitati" se vicini alla perpendicolare del sensore o pellicola. Per questo occorrerà fare delle prove...per ogni ottica che useremo. Considerando come i sensori anche non full-frame riescono a risolvere dettagli minuti, non sarebbe male sfruttarli in questo campo. Si avrebbe comunque una maggiore profondità di campo o meno bisogno di alti rapporti di ingrandimento. Anche qui: provare caso per caso.
Inviato: 21/2/2010 12:59
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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22/6/2009 11:34 Messaggi:
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No Palmerino, non è esatto, anzi nella maggior parte dei casi vale il contrario. La diffrazione non puà essere spiegata con l’ottica geometrica, ma è un tipico fenomeno dell’ottica fisica dove la luce si propaga per fronti d’onda (i raggi di luce che viaggiano dritti e che vengono rifratti, sono solo una semplificazione molto comoda per la trattazione dell’ottica geometrica, ma rappresentano solo le perpendicolari a questi fronte d’onda). La trattazione di questo fenomeno puà essere fatta matematicamente con quella che viene detta formula di Rayleigh per la diffrazione, ma nei casi reali si adottano quasi sempre o l’approssimazione di Fresnel o l’approssimazione di Fraunhofer (ancora modi per semplificare le cose). La prima dà buoni risultati solo nella regione molto vicina al piano di diffrazione, e più precisamente a distanze dell’ordine di 10 volte la lunghezza d’onda della luce in questione. I casi come il nostro, invece, dove il piano di osservazione (piano pellicola/sensore) si trova a distanza molto più grande dall’apertura diffrangente (diaframma), debbono essere trattati con l’approssimazione di Fraunhofer, che non tiene conto di angoli ma solo di distanze. Intendevo questo quando nei post precedenti dicevo che l’intensità della diffrazione dipende solo dalla distanza del diaframma dal piano immagine (ovviamente a parità di diaframma e di lunghezza d'onda della luce in questione). Molto sovente nelle costruzione telecentriche si tende a distanziare l’ultima lente dell’obiettivo dal piano immagine, e con essa molto spesso si distanzierà anche il diaframma (unico responsabile della diffrazione) per cui a parità di tutto il resto la diffrazione aumenterà .
Inviato: 21/2/2010 21:01
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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12/5/2005 19:57 Da Frosinone
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Discussione molto intrigante, anche a me interessa molto la macro molto spinta, ma dopo svariati tentativi e ricerche concordo che a questo punto tanto vale usare un microscopio, magari un modello usb collegabile direttamente al pc che tramite apposito Sw possa salvare le immagini, ad esempio tipo questo qui:
http://www.pce-italia.it/html/dati-te ... microscopio-pce-mm200.htm naturalmente questo giocattolo è solo un esempio non credo proprio che possa soddisfare dal punto di vista qualitativo, per quest esigenze occorre un microscopio vero e proprio, ne avevo visto uno della Bresser al Lidl con sonda per pc a soli 60€ quindi ne esistono modelli che permettono il collegamento diretto ad un pc,affrancandosi dall'uso di una fotocamera. Ad ogni modo quella della microscopia è una strada affascinante ed interessante da seguire, e credo che ci si possa adeguatamente attrezzare anche in maniera economica,alcune foto di macro e micro su questo link: http://www.massimobrizzi.it/ Come vedete i risultati sono molto interessanti. Ciao joe
Inviato: 23/2/2010 17:53
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Re: come si comporta un'ottica allontanandola dal corpo macchina ? |
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9/6/2009 21:25 Messaggi:
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Molto sovente nelle costruzione telecentriche si tende a distanziare l’ultima lente dell’obiettivo dal piano immagine, e con essa molto spesso si distanzierà anche il diaframma (unico responsabile della diffrazione) per cui a parità di tutto il resto la diffrazione aumenterà . Con la pellicola. Oggi con i sensori digitali si cerca di avere la lente posteriore più vicina possibile al sensore. Per la costruzione il diametro della baionetta (se previsto il cambio delle ottiche) deve essere circa il doppio come diametro rispetto all' area del sensore per agevolare il progettista ottico. La lente posteriore molto vicina al sensore è alquanto grandicella per essere tendenzialmente telecentrica. Sono agevolate le compatte e bridge, dove il costruttore puà essere libero di avvicinarsi come meglio crede grazie alla mancanza dello specchio (almeno nelle reflex).
Inviato: 9/3/2010 21:49
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