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Zebra Dry Plates |
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13/2/2004 9:11 Da Tse' Bii' Ndzisgaii
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Volevo condividere con voi le mie esperienze con una tecnica antica che ultimamente è tornata un po' di moda grazie all’amico sloveno Nejc Unkarar, titolare della Lost Light Art.
L’algoritmo di FB mi proponeva continuamente i Prodotti di Nejc, tanto che dopo essermi iscritto ad uno dei gruppi FB dedicati e, complice un Black Friday galeotto di Lost Light Art, ho rotto gli indugi e ho fatto un corposo ordine di materiale a Nejc (a proposito, ragazzo geniale e cordialissimo, oltre che estremamente efficiente e disponibile!). La curiosità era tanta e complice anche un po' di reazione polemica verso il continuo incremento dei prezzi dell’analogico mi sono buttato. Come dire … dalla padella a brace..! Ma andiamo con ordine… ci si trova subito davanti ad un bivio: “Dry Plate Negatives” o “Dry Plate Tintypes”? 4x5 o 8x10? Dopo qualche ricerca e aver letto opinioni sul web (non c’è molto a dire il vero) avevo scartato, almeno inizialmente, la tecnica Dry Plate perché sostanzialmente si tratta di un negativo su vetro e quindi con necessità di invertire in positivo o digitalmente o tramite stampa su carta negativa. Niente di diverso da un negativo su cellulosa insomma. Ulteriore possibilità un procedimento di inversione con riesposizione alla luce, che alla fine ci restituisce una diapositiva BN su vetro. Molto interessante ma cercavo qualcosa di più immediato e semplice per iniziare. Esiste una ulteriore possibilità, che descriverò più avanti con i Tintypes (Ferrotipi in italiano) perché i risultati sono similari. Con i ferrotipi, il supporto è metallico (alluminio o latta) ma la superficie viene poi verniciata di nero prima del coating dell’emulsione. Come detto, ho acquistato i ferrotipi già pronti. La lastra viene esposta utilizzando appositi chassis, anche questi forniti da Nejc. A proposito, questi chassis sono prodotti direttamente da lui con stampanti 3D e sono costruiti veramente molto bene. Sono disponibili sia per Wet che Dry Plate. La versione Dry può accomodare sia il vetro che il ferrotipo. Caricamento, scaricamento e processo sono fattibili tranquillamente in luce rossa poiché questi supporti sono sensibili prevalentemente alla luce UV. Una volta esposti (e il capitolo esposizione è la vera sfida … di cui parlerò più avanti), a differenza del Wet Plate che richiede di procedere immediatamente allo sviluppo, lo sviluppo Dry Plate si può differire nel tempo esattamente come nel caso della pellicola classica. In fondo la tecnica fu inventata a fine 800 proprio per questo. Come avviene lo sviluppo in positivo? Grazie ad un componente “strano” cioè l’Ammonio Tiocianato (AT) che va addizionato allo sviluppo (HC110 ma non solo). Questo è un componente da maneggiare con cura e con gli opportuni dpi in quanto particolarmente tossico. Non conosco la meccanica chimica grazie alla quale si ottiene l’inversione (a prop. l’inversione avviene durante il fissaggio) ma la cosa funziona e con solo i classici tre bagni si ottiene un positivo. Ma la domanda è: perché molti si ostinano ad usare il Wet Plate quando è disponibile il più comodo Dry Plate? La risposta forse ce l’ho, anche se non sono sicuro visto la mia limitata esperienza: la qualità del risultato è a mio parere molto migliore a favore del wet, soprattutto nel contrasto. I ferrotipi in Dry che ho ottenuto fino ad ora sono piuttosto ”scuri” e poco contrastati. Essendo la base verniciata di nero sono molto “avidi” e vanno osservati sotto una luce potente. Questo è vero anche per il Wet ma non so dire perché con quest’ultima tecnica il risultato sia migliore. Lo sviluppo con AT si può applicare anche alle lastre in vetro, con l’unica avvertenza di verniciare il lato emulsione con spray nero, dopo averlo sviluppato. E’ un effetto interessante perché l’emulsione è visibile, oltre che protetta, attraverso 3mm di vetro. Per tirare le somme, sto sperimentando i ferrotipi in 4x5 per non svenarmi (12 lastre sbagliate prima di beccarne una giusta!) poi passerò all’8x10 ma francamente non so se continuerò a causa degli alti costi e dei risultati ancora un pò ambigui. A meno di attrezzarsi per il coating delle lastre in autonomia. Come accennato il capitolo esposizione è tutta una storia a sé ed è la vera difficoltà di questa tecnica, ma ne parlerò un’altra volta quando magari avrò imparato a padroneggiarla un po'.
Inviato: 14/1 17:00
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Ecco un risultato abbastanza accettabile... con la modella entusiasta dei miei test
Inviato: 14/1 17:23
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Re: Zebra Dry Plates |
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11/10/2005 16:37 Da Roma e Abruzzo
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Ciao Roberto,
interessante, grazie della condivisione. Avrei voglia di chiederti la sensibilità di queste lastre, ma dalla tua premessa sulle difficoltà di esposizione, suppongo dipenda da un discreto numero di parametri. A presto. Fabio
Inviato: 15/1 10:26
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Re: Zebra Dry Plates |
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13/2/2004 9:11 Da Tse' Bii' Ndzisgaii
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Ciao Fabio, in realtà la sensibilità è fissata e nota cioè 2 ISO. Le difficoltà sono rappresentate dal fatto che l'emulsione è sensibile prevalentemente alla luce UV la quale varia nell'arco della giornata, delle stagioni, della latitudine e dell'altitudine. Si può anche usare l'esposimetro ma essendo questo sensibile a tutto lo spettro visibile e non agli UV ti fornisce indicazioni approssimative. Nejc fornisce sul suo sito delle tabelle di valutazione che sono tarate su Ljubljana, poi parallelamente ci sono siti ove vedere l'UV index come ad esempio questo: https://www.weather-atlas.com/en/italy/ferrara-climate . Però quello che manca è come armonizzare tutte queste informazioni, ad es. se uso l'esposimetro come posso correggere la lettura in base all'UV index? Da quello che ho capito l'esposizione si impara con il tempo e (molta) esperienza. Al momento io uso l'esposimetro e le tabelle di Nejc visto che la latitudine tra Ferrara e Ljubljana non è troppo dissimile: confronto le due fonti e al limite faccio due lastre a esposizioni differenti. Un'altra cosa che ho notato è che nei paesaggi e nelle scene aperte i raggi UV sono abbastanza incontrollabili e vengono rappresentati sull'emulsione come una cascata bianca che scende dal cielo. Si può limitare questo effetto indesiderato con un filtro giallo ma alla prova dei fatti, se ci fai caso, la gran parte delle foto Wet o Dry plate sono ritratti in studio e a luce controllata: una volta trovata la quadra con pochi test non si cambia più niente. Insomma, è una disciplina molto particolare che ti restituisce risultati unici e penso che possa avere un discreto successo proprio per questa ragione.
Inviato: 15/1 10:47
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Grazie Roberto per questa segnalazione! Come sai ho praticato il collodio umido per diversi anni per la ritrattistica nel mio studio, sia con la 8x10 che con la 16x20, ma alla fine ho deciso di non offrirlo più ai miei clienti perché è un processo tanto affascinante quanto macchinoso, tanto suggestivo quanto costoso, io ho sempre scattato in studio con luce flash (quindi condizioni controllate e dopo tanti errori alla fine ho trovato il modo di replicare i risultati in modo abbastanza costante), però sinceramente tra tempi e costi di preparazione, costo dei materiali, tempi e costi dei materiali per finalizzare lo scatto era troppo complicato capire i costi totali e quindi commercialmente poco allettante, a meno di far pagare 500 euro a scatto
Il dry plate sembra decisamente più comodo ed efficiente, i costi della singola lastra se acquistata dal tipo che indichi tu quantomeno sono chiari, voglio sicuramente provare! Due domande:potresti darci qualche dettaglio in più sullo sviluppo? Cioè, se ho capito bene, il dry plate Zebra è un negativo che diventa un positivo nel combinato sviluppo e fissaggio, quindi non basta un normale sviluppo ma bisogna aggiungere dell’Ammonio Tiocianato, e poi aggiungi un "non solo", se ti va potresti dettagliare meglio quando/quanto AT aggiungere e cosa intendi per "non solo"? Poi, hai provato a scattare in luce artificiale? Do per quasi scontato che dovrei "ragionare" allo stesso modo del collodio umido per quanto riguarda la luce flash, però chiedo se hai avuto esperienza... Grazie!!!
Inviato: 15/1 11:36
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Ciao Marco, bentrovato!
Sì certo che ricordo i tuoi lavori in collodio umido e ricordo anche la qualità e la brillantezza dei risultati. Risultati che non ho ritrovato nel Dry Plate (meno contrasto, meno "presenza") tuttavia come dici tu il processo è mooolto più comodo! Citazione:
Esattamente. L'Ammonio Tiocianato fa "qualcosa" durante lo sviluppo ma senza invertire nulla, l'immagine comincia ad apparire in negativo come se nulla fosse. L'inversione vera avviene durante il fissaggio. Citazione:
il "non solo" era riferito al fatto che oltre ad HC110 si possono usare anche altri sviluppi, tipo il Fomatol LQN oppure 510 Pyro, D76/ID-11, Moersch ECO, Bellini Euro HC Ilfotec HC. I principali sono HC110 (che restituisce toni più caldi) e Fomatol LQN (più neutri). Esempio per il 4x5 lo sviluppo è composto da 5ml di HC110, 3gr.di Ammonio Tiocianato e 300ml di acqua. Tutto qua. Poi segue un normalissimo fissaggio in BN . Niente di più facile. Citazione:
Purtroppo non ho ancora avuto occasione, ma da quanto leggo in giro le regole dovrebbero essere le stesse. Quindi fai anche il 16x20? Fico! Credo che Lost Light Art possa fare sia l'holder che le lastre già sensibilizzate. Non oso pensare ai prezzi però. Tanto per un veloce riscontro, un 8x10 holder costa circa 180€ mentre una lastra sui 16€ ... considerando anche lo sviluppo e l'Ammonio Tiocianato, escludendo la spesa fissa una tantum dello chassis, una volta inchiodato il processo puoi considerare 20€ che penso ti possa lasciare spazio per riuscire a commercializzare il servizio.
Inviato: 15/1 13:38
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Grazie Roberto per l'esauriente risposta!! Ma ci sentiamo sicuramente per telefono nei prossimi giorni...
Sinceramente la facilità operativa probabilmente per me andrà a compensare tutto il contrasto del mondo ah ah ah, anche perché sul lato contrasto sono già ben messo con la carta baritata della Harman che utilizzo per la gran parte dei ritratti, vedremo, ovviamente senza aver fatto ancora alcuno scatto trovo la tecnica perfetta commercialmente ma non posso sapere da un punto di vista "espressivo"... Per gli chassis speravo di poter utilizzare quelli della Chamonix per il collodio umido, possono alloggiare lastre di vetro da 1mm a 3mm, proverò a scrivere al ragazzo genialoide che ci hai indicato, sicuramente mi darà risposte certe a riguardo, unico svantaggio degli chassis Chamonix rispetto ai suoi è che posso caricare solo una lastra anziché due, ma come dicevamo in questo caso caricare e scaricare gli chassis è molto più veloce e comodo perché le lastre sono già pronte allo scatto e non è obbligatorio svilupparle subito. Si, scatto con una bellissima folding Stenopeika 16x20", la uso solo per la ritrattistica in studio, Samuele ha fatto un lavoro egregio per unire rigidità ad una eventuale trasportabilità, ma è veramente un bestione ingombrantissimo, ti dico solo che per portarla in giro la devo infilare in una box di quelle che si usano per mettere le casse e gli amplificatori per i concerti, insomma un delirio di pesi e ingombri, quindi meglio che rimanga in studio...d'altronde ho scelto il formato 16x20 proprio per la mia attività di ritrattista, come ti dicevo utilizzo prevalentemente carta baritata positiva della Harman che viene già commercializzata in confezioni di 10 fogli nel formato 16x20, quindi in questo formato niente ordini speciali o serate in camera oscura a tagliare i rulli su misura...
Inviato: 15/1 18:28
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Ma certo! Citazione:
Le misure esatte per 8x10 sono: 201 x 251mm (7,91 x 9,88in) e lo spessore 0,6mm , che puoi compensare con un pò di spugnetta/spessore. Altrimenti quelle di vetro sono 2mm di spessore. Puoi anche invertire quelle e verniciare di nero il retro con la bomboletta. Secondo me il tuo holder Chamonix dovrebbe andare ben. Magari puoi iniziare con quello e poi più avanti tirare le somme. https://zebradryplates.com/product/zebra-8x10-dry-plate-tintypes/# Citazione:
Bellissima camera..complimenti anche a Samuele. E la lente? Che copertura monstre deve avere?
Inviato: 15/1 21:09
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Gli chassis della Chamonix hanno un paio di linguette di alluminio flessibili e incurvate sul volet che hanno la funzione di tenere in posizione qualsiasi cosa ci infilo tra 0,5mm e 3mm di spessore, quindi dovrebbero funzionare, grazie per le misure così accurate!!
Citazione:
Eeeh qui ho capito che quando passi all'ULF non si tratta più di dire "compro questo e quello" come con il 4x5" o l'8x10", ma ahimè devi fare i conti con un numero molto limitato di opzioni, che si reperiscono solo sul mercato dell'usato (e quindi bisogna armarsi di tanta pazienza) e spesso a prezzi folli, come ad esempio il Fujinon 600C che copre appena il formato o le lenti della serie XXL fine art della Schneider (il 550,il.780 e il 1100) che coprono fino al 20x24", opzioni che ho subito scartato . Anche perché lavorando con materiali tra ISO 1 e ISO 2 io non ho bisogno di un otturatore, quindi prima ho guardato agli obiettivi repro che dal 600mm in su coprono tutte il formato, ma poi mi sono orientato verso obiettivi con singola lente a menisco che hanno un grande cerchio di copertura e sono pure soft focus, cosa per me importante per quelle volte che ho clienti non più giovanissimi, "perdonano" molto relativamente ai segni dell'età, e poi hanno un effetto "glow" complessivo che trovo veramente unico e molto suggestivo...sono obiettivi molto semplici che volendo si possono anche auto costruire, io che non so nemmeno avvitare una lampadina li ho ordinati da un pazzerello zona Seattle che li produce e li vende, i prezzi sono molto molto bassi: https://www.re-inventedphotoequip.com/Formats.html Mi sono preso il 550mm e il 790mm, volevo prendere anche il 1000mm ma è f/13 e qualcosa, troppo poco luminoso, io uso i flash e non luce continua o naturale...poi giusto per avere comunque un obiettivo con l'otturatore, ho preso lo Schneider 360mm/620mm Convertibile, togliendo l'elemento frontale diventa appunto un 620mm, copre al pelo il formato ma per la ritrattistica va bene, ma soprattutto si trova a prezzi umani, tra i 350 e i 500 euro
Inviato: 16/1 10:20
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Re: Zebra Dry Plates |
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Interessante questo convertibile, quanto pesa il solo 620mm ? Al momento mi fermo al 450 Nikkor che per la verità mi va benissimo sebbene arrivare a 600 non sarebbe male.
Inviato: 16/1 17:00
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Re: Zebra Dry Plates |
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Domani in studio lo peso così ti do una risposta precisa...tieni presente che sono obiettivi molto vecchi, il mio ha un otturatore Prontor ad aria compressa ed il tempo di scatto più rapido se non ricordo male è 1/75 di secondo, non puoi fotografare una Ferrari che viaggia a 300km l'ora in parabolica a Monza
Inviato: 16/1 19:13
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Re: Zebra Dry Plates |
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Pesato lo Schneider, senza lente frontale è 1030 grammi circa, poco più di 1 kg...
Inviato: 17/1 10:46
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Allora, ho acquistato una confezione di Zebra Dry Tintypes nel formato 8x10", e dopo aver fatto le prove posso dichiarare tranquillamente che la mia esperienza con il collodio umido è definitivamente conclusa, da un punto di vista commerciale i vantaggi dei ferrotipi rispetto al collodio umido sono così tanti che non ho alcun dubbio a riguardo, a fronte anche di un risultato estetico che trovo personalmente molto soddisfacente...
Prima di tutto è comodissimo avere le lastre già pronte all'uso e che possono essere sviluppate quando si ha tempo e voglia, è esattamente come avere delle normali pellicole, evitare tutta la macchinosa procedura di preparazione e sviluppo immediato del collodio umido, che all'inizio può anche avere qualcosa di romantico ma che alla lunga diventa estenuante, è un vero sollievo, senza considerare che non devo più maneggiare sostanze molto pericolose, come il cianuro di potassio e l'etere... Poi la sensibilità, confermo che è ISO 2, ma soprattutto è una sensibilità costante nel tempo, il ragazzo che produce le lastre mi ha detto che possono essere conservate anche per due anni in frigorifero senza variazioni apprezzabili, mentre il collodio umido è un ISO 1 "incostante", nel senso che quando il collodio non è più fresco, quindi dopo circa 3 settimane, la sensibilità cala progressivamente ed è difficile capire di quanto, con collodio vecchio di 3/4 mesi ho provato ad avere un calo di 1 stop, al punto che quando il collodio non è fresco, per evitare di fare brutte figure con il cliente, faccio prima uno scatto di prova per capire quanta potenza di luce mi serve... Io scatto solo con luce flash, per i ritratti di prova ho scattato a f/5,6 ed ho avuto bisogno di una potenza tra i 3400 ed i 3000 watt a seconda dell'allungamento del soffietto... Alcuni che utilizzano luce ambiente lamentano un minore contrasto rispetto al collodio umido, io sinceramente scattando con i flash non l'ho riscontrato, sicuramente rispetto al collodio la lastra ha un viraggio tendente al giallo, che a me piace molto perché richiama un immaginario stile '800 ma che ad alcuni può anche non piacere, e come diceva giustamente Roberto la lastra è "avida" di luce, per poterla apprezzare al meglio bisogna esporla sotto fonti di luce più intense rispetto al collodio umido... Non riesco a caricare immagini qui, però ho pubblicato un ritratto sul mio profilo Istagram, @marcofrigeriophotography, nel caso qualcuno voglia vedere i risultati...
Inviato: 15/3 16:40
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Bene bene. E intanto le prove e le sperimentazioni continuano. Stuzzicato da un post su Instagram, in cui un collega dichiarava risultati ottimi in termini di contrasto usando il 510 Pyro mi sono mosso subito. L'ho ordinato ed ho effettuato il primo test. I risultati sono eccezionali, il ferrotipo acquisisce uno stain ancora più "yellowish" molto azzeccato ma soprattutto il contrasto torna ad essere "normale" nel senso che non è più necessario osservare la lastra sotto una forte fonte di luce ma quella ambiente è più che sufficiente.
La scoperta è avvenuta quasi per caso, anche per il collega di Instagram. Nejc Urankar, il produttore dei ferrotipi era molto scettico a causa dello stain tipico degli sviluppi al pirogallolo e invece...
Inviato: 17/3 12:28
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Grazie dell'aggiornamento, mi hai fatto venire voglia di provare!
Una domanda: avevo letto da qualche parte che con il Pyro non puoi sviluppare più di un ferrotipo alla volta, altrimenti si forma una patina marrone, ti risulta?
Inviato: 18/3 11:51
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Se intendi immergere contemporaneamente nello stesso bagno due ferrotipi non saprei, non ho provato ma non lo farei visto che l'emulsione è delicatissima e in caso di collisione durante l'agitazione si rovinerebbe sicuramente qualcosa (ieri ne ho rovinata una toccandola solo coi guanti di nitrile passandola dallo sviluppo al lavaggio). Se invece intendi sviluppare due ferrotipi in sequenza nello stesso bagno l'ho provato e devo ammettere che il risultato nel caso del secondo sviluppo è un pò diverso nello stain, non ho visto patine però. Ad ogni modo cercherò di usare bagni sempre freschi visti i costi in gioco (a proposito ieri 4 ferrotipi 4x5 all'aperto, sbagliate 3 esposizioni su 4, dell'unica centrata ho poi rovinato l'emulsione coi guanti )
Inviato: 18/3 12:05
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Grazie Roberto per la risposta! Si intendevo il fatto di sviluppare più ferrotipi singolarmente utilizzando lo stesso bagno, comunque ho capito dove ho letto dell'effetto "patina" del Pyro, è sul blog di Zebra dry plates, Nejc si riferisce però ai negativi ottenuti su vetro, comunque gli ho scritto per capire se ha sperimentato con il Pyro anche sui ferrotipi, vedo che lo sta vendendo sul suo sito quindi immagino lo abbia sperimentato...
Io fino adesso, su suo consiglio, ho utilizzato il Fomatol LQN, lavorando in 8x10" mi ha anche detto di raddoppiare le quantità sia di sviluppo che di AT rispetto alle indicazioni che lui da sul sito...come ti dicevo, lavorando con luce artificiale, io trovo il contrasto più che soddisfacente, però mi incuriosisce quello che dici riguardo ad una migliore percezione del contrasto a luce ambiente, perchè si, anche con le mie lastre il risultato visivo è tanto migliore quanto è maggiore l'illuminazione, cosa che con il collodio umido era meno rilevante... Certo che lavorare come te in luce ambiente deve essere veramente delirante a livello di corretta esposizione, e lo dico senza nessuna ironia ahimè visti anche i costi, le variabili da considerare sono veramente molte e l'esperienza diventa l'unica strada possibile per controllare consapevolmente i risultati, devo dire che invece con la luce artificiale ed in studio (quindi anche temperatura controllata) i risultati sono costanti e ripetibili, l'unica è dotarsi di sufficiente potenza di fuoco con i flash ah ah ah...
Inviato: 19/3 11:24
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Oggi Nejc mi ha scritto dicendo che anche lui è riuscito a replicare gli ottimi risultati con 510pyro.
Per quanto riguarda l'esposizione in esterni sì, è un vero delirio, ma qualcuno ci riesce per cui confido nel riuscire ad accumulare un pò di esperienza e riuscire a cavarmela... Mi chiedo come fanno i wet platers in ULF ... tipo Ian Ruthers ad esempio.
Inviato: 20/3 21:05
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Mi ha risposto Nejc, mi ha detto che ha provato ieri il Pyro e che i risultati ottenuti valgono decisamente la pena di provarlo rispetto al Fomatol, ma mi ha anche confermato che per ogni lastra si dovrebbe rifare il bagno per ottenere lo stesso risultato, ovviamente lo proverò!
Ian Ruthers come tutti ne ha sbagliate tante e magari qualcuna la sbaglia ancora anche se con l'esperienza oramai avrà mappato consapevolmente tutte le variabili di luce e di stagionatura del collodio umido, d'altronde è un mondo in cui l'esposimetro è di poco aiuto...tieni presente che però il collodio umido, a differenza dei ferrotipo, ti obbliga a sviluppare immediatamente e quindi ti accorgi subito di un eventuale errore di esposizione e puoi rifare lo scatto, certo si potrebbe fare lo stesso con i ferrotipo ma sinceramente è così comodo evitare di andare in giro con una camera oscura portatile specialmente se lavori con l'ULF ah ah ah
Inviato: 21/3 8:34
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