Certi obiettivi Nikkor AiS, manuali, hanno la ghiera di messa a fuoco che va oltre infinito. Solo alcuni.
Qualcuno ne conosce il motivo?
Ho letto solo ipotesi fantasiose su dilatazione delle lenti e IR che non c'entrano nulla.
Sul mio 300 ho fatto ripristinare il fondo corsa della ghiera su infinito (è un semplice fermo meccanico), lo trovo molto più comodo per focheggiare ad infinito e funziona perfettamente.

Ciao Orso,
a suo tempo mi sono posto la stessa domanda, ma ho trovato la seguente spiegazione.

Andare oltre l'infinito serve per poter fare quel tipico "avanti e indietro" con il piano di fuoco, fino a centrare la massima nitidezza; intendo, girare la ghiera fintanto che migliora il fuoco e finquando non inizia a peggiorare di nuovo, quindi invertire la rotazione reiterando la cosa finchè non si è abbastanza certi di aver centrato il piano migliore.

Per poter applicare questa prassi anche ad oggetti molto lontani, è utile poter andare abbastanza "oltre" da poter apprezzare il degrado della nitidezza.

Inoltre fissando il fermo della ghiera a quello che oggi ti sembra la corretta messa a fuoco, non ti consentirà di verificare nel tempo, se andando oltre quel limite la nitidezza migliora ancora un pò, per esempio a causa dell'usura, di urti, delle dilatazioni (delle componenti metalliche non delle lenti) o di altri fattori che possono aver leggermente modificato le caratteristiche meccaniche del barilotto o solo degli elicoidi di messa a fuoco.

Solo una mia ipotesi

A presto.

Fabio

Avevo letto o sentito chissà dove che veniva fatto per permettere di focheggiare correttamente anche nel caso di notevoli escursioni termiche che potevano modificare le dimensioni delle montature degli obiettivi: in questo modo di poteva focheggiare all'infinito indipendentemente dalla temperatura esterna.
Forse coi moderni materiali, in particolare l'uso di tecnoplastiche, questa esigenza è scomparsa. .
Sarà vero o leggenda metropolitana ? Non ne ho idea.

I miei two cents:
mi avevano spiegato che l'autofocus di Nikon aveva una spinta molto energica e che in taluni casi doveva poter tornare indietro per correggere, questo anche in virtù del fatto che il pignone della messa a fuoco aveva un pur minimo gioco.

C'è una discussione abbastanza approfondita nel sito di B&H.

Tratta in gran parte di obiettivi autofocus, ma include anche delle considerazioni su quelli MF.

Le motivazioni addotte sono quelle citate da Luciano, con altre aggiunte tra cui - nel caso di Leica-R - quella dell'uso di duplicatori di focale, che non avevo mai sentito prima.

Per quelle AF ci sono parecchi motivi, uno dei quali viene dall'uso di sistemi di stabilizzazione di immagine (non ci avrei mai pensato, ma tanto sono un asino).

Grazie a tutti per i contributi.
Sul discorso dilatazione termica, sicuramente valido a livello teorico, ho qualche dubbio nella pratica. Un 300 come il mio Nikkor Ais si allunga poco più di un decimo di millimetro (spessore di un foglio di carta da fotocopiatrice) con una differenza di 50 °C, cioè passando da -10 a +40. Mi chiedo se mettendo a fuoco manualmente si riesca ad avere questa precisione.
Mi leggerò la parte riguardante gli obiettivi manuali nella discussione linkata da Mxa.

Un obiettivo che in anni ormai assai lontani, riscuoteva un certo interesse e che aveva questa caratteristica era il catadiottrico di fabbricazione sovietica (eravamo ai tempi dell' URSS) MTO 500 mm.
Forse tra l'usarlo d'inverno in Siberia ed in estate a Sochi, questa caratteristica risultava indispensabile.
QUI

Ho letto l’articolo linkato.
Encomiabile lo sforzo dell’estensore di contattare tanti produttori di obiettivi per cercare di fare chiarezza sull’argomento.
In tutta sincerità, dopo aver letto la prima risposta di Canon, non ho più potuto continuare serenamente a leggere tutto, limitandomi ad una veloce scorsa, viste anche le mie difficoltà con l’inglese che mi richiedono un certo impegno di tempo.

Comunque:
- su obiettivi autofocus, pienamente d’accordo, poiché il meccanismo prevede avanti/indietro per trovare il punto di massima nitidezza.

- che c’entrino qualcosa (con la messa a fuoco oltre infinito) i duplicatori di focale e i sistemi di stabilizzazione, lo crederò quando qualcuno me lo spiegherà con le leggi dell’ottica. Sono sistemi che non ho mai studiato in quanto esulano dal mio corredo, e quindi non sono in grado di sapere se sia una risposta sensata.

- su obiettivi manuali, l’unica cosa che ha un senso è la dilatazione termica della struttura meccanica dell’obiettivo (non delle lenti!!!, neanche quelle in fluorite!!!!!!), proporzionale alla loro lunghezza fisica (non allo schema ottico di tele invertito dei grandangolari!!!), quindi più utile su lunghi teleobiettivi. Ma, come già scritto, dopo averla calcolata sul mio 300 e averla trovata risibile, ho fatto mettere il fermo su infinito, lo trovo più comodo e non mi ha mai dato problemi, almeno con le normali escursioni termiche estate/inverno alle quali lo sottopongo.

- sull’infrarosso…, spero veramente che abbia risposto la signora delle pulizie di Canon…

Citazione:
Tanto per chiarire quest’affermazione, forse un po’ criptica per chi non ha dimestichezza con la foto IR…

Canon afferma che uno dei 2 motivi per cui i suoi obiettivi manuali vanno oltre infinito, è quello di permettere la fotografia IR.
E dice:
the longer wavelengths of IR light come into focus at a point farther than that for visible light.
Giustissimo!
Solo che per ovviare a questo problema, bisogna mettere a fuoco PRIMA di infinito, e non DOPO. Infatti, la maggior parte dei vecchi obiettivi manuali ha un puntino rosso un po’ PRIMA di infinito (come quello mostrato nella prima foto dell’articolo in questione) proprio per permettere la corretta messa a fuoco su infinito con l’IR.

Da qui la speranza che chi ha risposto all’estensore dell’articolo NON sia un tecnico…