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2 Utenti anonimi
Re: E sempre fotoritocco... |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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A me invece , sapere che alcune foto famose e ritenute frutto del colpo d' occhio e del caso, siano invece state cercate e costruite, le rende ancora più grandi. Dal mio punto di vista è magnifico immortalare il mondo com'è. Ma è addirittura straordinario immaginarlo "come dovrebbe essere".
Nel primo caso in fondo si tratta soltanto di una registrazione del reale; nel secondo invece, di una creazione .
Inviato: 10/6/2016 21:46
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: E sempre fotoritocco... |
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Si, questa visione della faccenda è accettabile e per certi aspetti condivisibile. In effetti devi essere creativo e un buon fotografo per inscenare un set di ripresa. Ci sono però un paio di obiezioni che si potrebbero fare:
va bene senza dubbio questa opzione, però non puoi farmi passare una scena costruita come capacità e colpo d'occhio che colgono al volo un accadimento. La seconda è che così mi vien da pensare al fotografo come ad un regista che non ha trovato spazio nel cinema e che si accontenta di aver prodotto un singolo fotogramma o ad un produttore di fotoromanzi che pubblica una sola scena. Parliamo sempre di reportage e foto di strada, altro è la fotografia di moda, ritratto, fotografia matrimonialista ecc. Se pensiamo a quanti film di grandi registi ci hanno lasciato nella memoria sequenze di fotogrammi indimenticabili e cito Riso amaro, La ciociara, Apocalypse now, Platoon, L'albero degli zoccoli, Novecento, giusto i primi che mi scorrono davanti agli occhi e che hanno scene del mondo reale, dei nostri tempi o di quelli dei genitori, direi che quel genere di fotografia è abbastanza coperto dal mondo del cinema. Quindi se mettiamo insieme scene costruite con scene ritoccate in postproduzione al punto di essere tarocche secondo me siamo in un ambito diverso dalla fotografia di strada o di reportage come si è sempre intesa e dove prima di tutto deve esserci la verità. Infine va a farsi benedire quel sottile fascino che ha la vera fotografia di strada, che è un po' il fascino del pistolero nella epopea del West. L'occhio acuto, la sagacia nel capire le situazioni, la rapidità fulminea che coglie l'istante e nel Far West hollywoodiano freddava l'avversario!
Inviato: 11/6/2016 1:11
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Re: E sempre fotoritocco... |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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Certamente sono condizionato dall'opinione che tra fotografia e realtà (e naturalmente si sono scritti volumi nel tentativo di definire quest'ultima) i rapporti sono quantomai labili; spesso quasi inesistenti
E la street photography ed il reportage non credo facciano particolari eccezioni: già solo il fatto che , dato un avvenimento locale (cioè una qualsiasi azione di cui il fotografo è testimone), coesistono in esso una infinita molteplicità di accadimenti, di azioni, di rapporti, di angolazioni ed inquadrature possibili, mi fa pensare che lo scatto - anche quello memorabile - non rappresenti che una sceggia magari insignificante della realtà e che siamo poi noi a caricarlo di significati spesso spuri e del tutto personali. Per esempio, la famosa foto del Che cui abbiamo già accennato, nasce da un fatto che era accaduto all' Avana nel 1960: la commemorazione per l'esplosione in porto di una nave mercantile carica di armi provenienti dal Belgio, che provocò la morte di un centinaio di persone e di cui Fidel Castro accusò la CIA (sebbene è più probabile che sia stato provocato dall'accensione di uno dei famosi sigari cubani là dove sarebbe stato meglio non fumare). Quello che stava facendo il Che in quel momento era di chiedersi la zip del giubbotto. La foto rimase più o meno sconosciuta per diversi anni, finché Giangiacomo Feltrinelli non la utilizzò per la copertina di un libro dedicata al Che e per stamparne manifesti poster dopo la morte del Comandante. La storia si può rintracciare ad esempio QUII Allora: questa immagine (opportunamente ritagliata per eliminare gli elementi molesti attorno (molesti, ma altrettanto "veri") , in realtà avrebbe potuto chiamarsi "Il Che che si allaccia il giubbotto". Suona un po' diverso, vero? Korda a quanto pare non aveva fino ad allora una grande cognizione di aver scattato una foto iconica . E senza la geniale operazione di marketing di Feltrinelli, sarebbe rimasta forse sconosciuta: operazione geniale, ma se vogliamo anche ampiamente mistificante che l'ha caricata di significati "a posteriori", in particolare dopo la morte del Che che lo ha reso un eroe per generazioni di giovani rivoluzionari. Allora , tra la realtà fattuale della immagine e la realtà delle intenzioni e dei valori di cui è stata caricata "dopo", io ci vedo un rapporto alquanto complesso . Naturalmente ci sarà chi invece sostiene che compito della fotografia sia enucleare, dal mare magnum del reale informe, un attimo che "ha significato di tutto", una sineddoche della realtà. Può essere, purchè quell'immagine venga accettata per tale , come la foto del Che che è diventata la foto della Rivoluzione. Cioè: la realtà, esiste ? Certamente sì: nella misura in cui qualcuno ci crede, però
Inviato: 11/6/2016 5:48
Modificato da luciano su 11/6/2016 6:05:20
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: E sempre fotoritocco... |
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27/4/2006 13:48 Da Roma
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Per caso, poco fa, in un negozio di libri usati:
La fotografia icona e l'icona che fotografa (qualità fotografica da smartphone al buio)
Inviato: 11/6/2016 17:42
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Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31...... -------------------------------------- www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!...... |
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Re: E sempre fotoritocco... |
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8/1/2005 22:33 Da Varese
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Trovo molto sensato l'ultimo intervento di Luciano. E mi vede fondamentale d'accordo.
Marco
Inviato: 11/6/2016 21:06
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Il mio sito "I'm not a photographer the moment I pick up the camera. When I pick one up, the hard work's already been done" “To photograph reality is to photograph nothing.” Duane Michals |
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Re: E sempre fotoritocco... |
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4/11/2005 13:12 Da Roma
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Citazione:
Ecco, sottoscrivo. Mi sta anche bene l'auto-definizione che si dà es. McCurry dicendo che non è un reporter ma un "narratore visuale", però avrei voluto saperlo PRIMA. Prima di genuflettermi di fronte alla Ragazza Afgana, etc. etc. Se mi dichiari dall'inizio che le tue foto non sono state necessariamente catturate hic et nunc, che in alcuni casi hai chiesto di posare e/o sei intervenuto in fotoritocco, il tutto per assecondare un'esigenza narrativa, mi può stare bene: sei onesto con me, mi dai la possibilità di valutare il tuo lavoro con tutti i parametri del caso. Ma se costruisci una carriera con immagini che tutti ritengono essere catturate dal vivo cogliendo l'attimo fuggente, beh, secondo me fai qualcosa di poco bello. Mi sta bene tutto, ma va dichiarato prima, non quando si è colti con le dita nella marmellata. Fer
Inviato: 11/6/2016 22:14
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Tessera C.F.A.O. n°14 Gallery (pBase) ** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** .... |
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Re: E sempre fotoritocco... |
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Luciano:
Citazione: ...E la street photography ed il reportage non credo facciano particolari eccezioni: già solo il fatto che , dato un avvenimento locale (cioè una qualsiasi azione di cui il fotografo è testimone), coesistono in esso una infinita molteplicità di accadimenti, di azioni, di rapporti, di angolazioni ed inquadrature possibili, mi fa pensare che lo scatto - anche quello memorabile - non rappresenti che una sceggia magari insignificante della realtà e che siamo poi noi a caricarlo di significati spesso spuri e del tutto personali. E' proprio così, te lo dicevo anche in una risposta al tuo post recente con le tue foto, che la fotografia tu la fai ma poi questa vive di vita propria nella interpretazione di chi la guarda e nell'uso che ne viene fatto. Se ti va bene, la scena viene vista e interpretata come tu l'hai vista, altrimenti per altri può essere un'altra foto. E' normale. Concordo con quello che dici, è difficile dire cosa sia vero o non lo sia in fotografia (e nella pittura “realistica”), probabilmente in entrambe non c'è niente di vero, così pure forse ha ragione chi dice che non è l'autore che fa la foto ma in realtà è la macchina fotografica (perchè introduce tali e tante variabili, come pure i processi successivi, che col reale hanno poco a che fare). Aboliamo pure il termine “verità”, non c'è problema, rimane il fatto che c'è un confine tra quello che riprendo e quello che modifico o aggiungo. Allora abbiamo tre piani di valutazione: il primo riguarda l'interpretazione da parte di chi guarda, di ciò che ho ripreso, senza modifiche dopo lo scatto (un crop non è una modifica, perchè equivale all'uso di un tele invece di un normale. Ad esempio, posso usare un tele in ripresa che riquadra il soggetto, o posso fare un crop successivamente per riquadrarlo, al massimo peggiora la qualità della foto). Il secondo riguarda ciò che ho modificato a posteriori negli elementi che ho ripreso con lo scatto. Il terzo riguarda il formato del sensore o della pellicola. In teoria le fotografie dovrebbero avere una forma ellittica, considerato che un occhio ha una visione circolare e due combinati la danno ellittica. Se ad esempio uso un formato rettangolare, non posso dire che ho falsato la scena perchè in postproduzione ho croppato un po', la scena era già croppata dal formato e dall'obiettivo usati. Tutte e tre le valutazioni ti danno ragione quando dici che è difficile dire quale sia la verità. Non ci resta che limitarci a dire che la fotografia di strada e di reportage hanno un elemento in comune: la capacità del fotografo di cogliere al volo una scena così come si sta svolgendo davanti ai suoi occhi (o al suo obiettivo), senza la pretesa (per i motivi esposti) che questa sia la “verità” ma anche senza aver manipolato, prima o dopo lo scatto, gli elementi della scena, per farli sembrare veri e colti in tempo reale. In caso contrario si tratta di cinema (dove la finzione è ovvia), fotoromanzo, fotografia artistica, matrimonialista (solo per le pose), foto in studio di tutti i tipi ecc. ecc. ecc. Allora nella foto del Che che è stata colta al volo, il crop non inficia la veridicità dello scatto, e posso dire che è una fotografia di reportage che ritrae una scena nel momento in cui accade. Che si stesse tirando su la cerniera (magari quella dei pantaloni) e che magari stesse pensando al c..o che avrebbe fatto a chi ha inventato le cerniere, non significa nulla. Non è responsabile il fotografo della interpretazione che mezzo mondo ha fatto della sua espressione, vedendoci lo sguardo di un rivoluzionario che sta pensando alla rivoluzione mondiale (conoscendo ora l'antefatto credo che stesse penando alle vittime dell'esplosione). Comunque, come dicevo, il fotografo fa la fotografia, poi questa vive di vita propria. (Piuttosto guardando i provini della sequenza c'è da notare che lo sviluppo non ha agito uniformemente sulla pellicola e che le due foto del Che sono quasi immuni dal difetto che rovina pesantemente molte altre...colpo di fortuna doppio, in ripresa e nello sviluppo. C'è anche da notare pure, come nota FranzX, che non sempre la perfezione nella qualità è una componente fondamentale, ma questa è un'altra storia!). Metto come esempio un foto (fa parte di una serie) che ho fatto qualche anno fa e che ha in sé un elemento che riguarda la prima valutazione elencata (l'interpretazione). Chi la guarda può vederci un tizio con un buffo cappellino, qualcuno ci può vedere un tizio che ha la moglie infedele, un credente dirà che il diavolo è in mezzo a noi. Io l'ho fatta prevedendo la seconda interpretazione, (ed è un elemento di ironia) ma sempre di vera foto di strada si tratta.
Inviato: 12/6/2016 14:11
Modificato da PinoKent su 12/6/2016 14:29:39
Modificato da PinoKent su 12/6/2016 14:31:14 |
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