http://www.ilpost.it/2015/11/19/reuters-non-usera-piu-i-file-raw/

Dato che non faccio il reporter, in quello che segue posso anche scrivere un po' di sciocchezze e chiedo ai più esperti di illuminarmi.
Personalmente non mi sono mai sognato di inviare files raw e pensavo che nessuno lo facesse. Che il jpg sia più veloce posso anche essere d'accordo (se lo invii come esce) ma che sia più aderente alla realtà mi pare una buffonata, certo se lo invii come lo scatti ok altrimenti è un jpg elaborato tale quale il raw.
Allora in Reuters dovrebbero dire "il reporter ha due secondi per scattare ed inviare la foto", così non ha neanche tempo per pensare all'elaborazione della foto. o no?

L' ho letto anche io, e non essendo reporter non riesco a cogliere tutte le implicazioni della cosa. Tranne forse l' aspetto rapidità che probabilmente per Reuters è fondamentale, come pure la maggiore leggerezza dei files (ma che venissero inviati i RAW mi sembra assai strano).

ne ho parlato un po' con dei colleghi, ma nessuno della Reuters. AP, ANSA, AFP. Non è chiro il vero motivo. Ufficialmente si tratterebbe della maggior difficoltà di elaborare un jpg ed aggiungergli il tocco artistico che adesso va tnto di moda (leggasi postproduzione che modifica). Personalmente condivido l'obiettivo ma non il mezzo per raggiungerlo: mi sembra che taroccare un jpg sia un'operazione persino più semplice e che non lascia tracce.
Mi sembra che qualche premo sia stato annullato dopo la presa visione del raw...

Attenzione però: non dicono che non si devono SCATTARE i RAW, ma che si devono inviare solo JPG.
Io penso che qualunque fotoreporter continuerà ad archiviarsi almeno in due copie i RAW, dovessero contestargli che uno scatto compromettente per un noto uomo politico sia un tarocco.

Ma la richiesta di inviare solo JPG potrebbe non essere un male. Mi spiego meglio.

Se tu scatti in RAW + JPG,

se hai un poco più di tempo - in rapporto ad esempio a quanta concorrenza avevi sul luogo del fatto - apri il RAW, regoli al volo solo la temperatura di colore e il tono, e se proprio serve giochi un poco poco solo fill in light esposizione contrasto; al limite un tocco di clarity senza caricare troppo, e salvi in JPG inviando quello;

se hai fretta prendi il JPG e invii quello dopo aver appena appena ritoccato luminosità, contrasto e saturazione;

se hai frettissima, mandi il JPG uscito dalla macchina tal quale.

Il fatto che ci siano condizioni in cui ci sarà necessità di girare e anche subito il JPG prodotto dal SW in-camera (certo inferiore in media a quello salvato da Ps) costringerà i fotografi a sforzarsi, a suon di regolazioni frequenti, di ottenere immagini già non acce al primo colpo; quel che dovevan fare i fotoreporter ad es. dell'AGF quando per il colore lavoravano in dia.

Le ben più ampie possibilità di recupero del RAW rispetto al JPG per molti a mio avviso rischiavano di divenire un... testicolo sostitutivo. La sommatoria di skill e supporto tecnologico non deve rimanere costante, se no è inutile, tanto valeva restare alla gamma dinamica dell'intolleratissima Kodachrome 25.

Non, prché per reuter è tassativo mandare il jpg scattato, quello che esce dalla fotocamera e non quello processato successivamente. E' una questione di rapidità e di evitare il taroccamento. Comunque condivido solo fino ad un certo punto.

E comunque, tutto ciò è dettato dal fatto che si servono sempre meno di professionisti marchiati Reuters, e sempre di più di occasionali sfruttati e senza assicurazione.

E' impossibile garantire il non taroccamento di un .JPG.
Io comunque se fossi un reporter mi terrei sempre un RAW a scanso accuse di falso.

Mi chiedo, ingenuamente: non è che vietano l'invio dei raw perché qualche collaboratore, per sbrigarsi, scaricava tutto il tempo, il lavoro e la responsabilità della conversione sull'agenzia?

Non è mica efficiente (e neppure divertente) per un'agenzia dover stare a convertire e "interpretare" (WB, contrasto, toni, esposizione...) migliaia di raw inviati così come sono... mi pare anche giusto che la responsabilità dell'immagine finale se la prenda il fotografo.

Fer

Probabilmente ha giocato anche questo, ma in assoluto ritengo che fosero in pochi ad inviare raw pesanti, soprattuto in condizioni disagiate e magari anche con connessioni lente.

Dopo un servizio, in attesa del corriere, del treno o dell'aereo, era consuetudine stravaccarsi in un bar o in un ristorante a contemplare l'infinito. Oggi, paradossalmente, non c'è più la pausa: bisogna inviare e, dove prima era questione di dieci minuti tra didascalie, imbustamento e spedizione, oggi si impiega molto più tempo, i fotografi tendono a non far vedere le foto prima dell'eventiale pubblicazione per cui la postproduzione e l'invio è diventato uno sport individuale. Così anche il ritrovarsi dopo il lavoro in allegria è evaporato.

Beh, dieci minuti fra didascalie, imbustamento e spedizione (valutazione un pochino ottimistica)... ma il tempo di sviluppo e a/r verso il laboratorio due volte, se non era BN da trattare in proprio, dove lo metti?

Che OGGI un reporter tenda a far vedere meno il materiale prima della pubblicazione, ahimé, è comprensibile: una inquadratura furbissima che lui avesse individuato da un certo balconcino diroccato alla periferia di una cittadina semidistrutta contesa fra milizie, e dal quale ci fosse un punto di osservazione privilegiato sugli scontri, potrebbe essere immediatamente riutilizzato da un altro reporter cercando di carpire uno scatto ancora migliore da un punto cui toh! non aveva pensato.

E' un portato del digitale.

Penso comunque che anche oggi molte foto "da premio" che diventano famose vengano scattate sostanzialmente in posa, da fotoreporter bravissimi che pure han documentato "dal vero" tutti quei contesti per giorni.
La loro conoscenza della situazione, dei territori, del contesto - che è ottima e reale, rischi compresi, negli scenari di conflitto di reporter ne muoiono anche nemmeno pochissimi - diventa la base che fa loro venire in mente spunti interessanti e magnificamente sintetici, che poi costruiscono con la collaborazione (ignoro se in qualche caso minimamente prezzolata o meno) di autentici protagonisti del fatto. Non si tratta di fake in senso assoluto, ma di ...reportage con aiutino.

Accadde, pare, ai tempi di “Raising the flag on Iwo Jima”, sospetto fortemente sia accaduto qualche settimana fa nel caso di quel neonato passato da una persona all'altra attraverso il reticolato al confine greco-macedone.

La differenza sta in questo: una volta il trattamento lo faceva Ianni e le dida sulle foto (stampe o dia), le metteva il mio agente sulla base di quello che gli mandavo scritto. Oggi si fa tutto in proprio e l'agenzia vuole le foto "vestite e calzate" e si prende anche una percentuale maggiore di quelle di un tempo.

Per l'aiutino...mah, forse è così- Io, quando uso l'aiutino, esigo che si veda che c'è una posa, per onestà intellettuale e deontologica.