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4 Utenti anonimi
L'anima di Milano |
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12/10/2006 6:49 Da monza
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Tanto tempo fa in una discussione che non ho più trovato si parlava del carattere delle diverse città: molti erano concordi nel dire che Milano è difficile, fotografocamente parlando.
Ti tiene a distanza con una sensazione di vaga sopportazione se non di ostilità. Come se accogliesse solo quelli che hanno uno scopo preciso, fattivo e non erratico come gironzolare con una reflex al collo. Non parlo dei turisti; quelli non li vede nemmeno, sono presenza temporanee, quasi eteree. Ma io, milanese di nascita ma non di residenza, dove a Milano ho studiato e che ho poco frequentato afinalisticamente sento fortemente questo senso di rifiuto. Sarà che più passa il tempo e più amo i luoghi poco frequentati, antropizzati o meno; sarà per i fugaci sguardi delle tante persone che si muovono senza contatto, nè empatia o simpatia reciproca. Forse negli ultimi tempi qualcosa è cambiato o forse sono io che non riesco a vedere quello che c'è ma è molto meno evidente rispetto ad altre situazioni. Eppure sono convinto della nascosta bellezza di questa città, che ha storie da raccontare, ornata di testimonianze di un lungo passato, altera e schiva. Chi di voi condivide questo mio sentire ? e chi di voi non lo avverte o lo ha superato o ha trovato la chiave per schiudere la porta e intravvedere immortalandola quella che può essere il carattere o la bellezza o la sintesi di Milano ? Un saluto a tutti Gigi
Inviato: 10/6/2014 6:43
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......... che colore ha il vento ?...... |
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Re: L'anima di Milano |
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Utente non più registrato
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Molto bella la descrizione di queste tue sensazioni, corrisponde perfettamente a ciò che ho avvertito anch'io le volte che ci sono stato, e penso sia comune a ciò che si percepisce girando in altre grandi città.
Metto qui questa copertina di un disco di Bob Dylan che per me è indimenticabile e riassume tutto. Quella strada, forse di una New York degli anni '60, poteva essere quella di altre città Milano compresa, dove i personaggi stringono a sè le reciproche vite in un ambiente alieno. Credo che fotograficamente si possano cogliere momenti in cui si evidenzia proprio ciò di cui parli e che fotograficamente avrebbe una sicura valenza. Di una Milano che invece ancora conserva angoli a misura d'uomo, e non deserti di cemento ricordo la zona dei Navigli, quella di Brera e via Garibaldi, via Solferino, i pressi della Scala, la zona del Castello Sforzesco, i dintorni del Duomo o forse tanti vecchi quartieri popolari che non conosco o magari non ci sono più. Il problema è esserci nel momento giusto per cui bisogna girare per ore o giornate intere e credo che ormai la fotografia di strada sia rimasta appannaggio di poche categorie di persone: giovani mantenuti dai genitori, pensionati, inviati dalla redazione di un giornale che li mantiene per mesi mentre fanno il servizio (categoria a quanto mi risulta ormai scomparsa). http://veneratomaestrooppure.files.wo ... freewheelin-bob-dylan.jpg
Inviato: 10/6/2014 8:12
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Re: L'anima di Milano |
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25/8/2005 8:38 Messaggi:
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Ciao Gigi,
potrei scrivere fiumi di parole e annoiare a morte il forum, quindi vi risparmio la pena e mi limito ad una sintesi. Milanese da tre generazioni, parlo ancora il dialetto quando incontro un vecchio tassista. La mia Milano non esiste più e oggi ci resisto qualche giorno al massimo prima di fuggire. Tieni conto che quando ci sono sto a Brera, che si e’ ancora un pochino salvata. Quella che vedo e’ una citta’ pacchiana che ha perso completamente ogni residuo di “milanesita’”. Non prenderla come la sindrome del “quando ero bambino era tutto così bello” (non lo era). Ci sono citta’ che a fronte degli sconvolgimenti sociali di questi ultimi 40 anni sono riusciti a difendere (chi poco, chi tanto) la loro identità: Milano l’ha svenduta in blocco. Per questo motivo penso che se dovessi scegliere un fotografo che mi rappresentasse Milano come e’ oggi sceglierei uno che ci vive da qualche anno ma straniero al 100% - che poi venga dal Ghana, dalle Filippine, ma anche da Palermo, Aosta o Bergamo importa meno. Ma che non abbia alcuna memoria storica della citta’, questo si. Perché altrimenti diventa pericolosamente facile cadere nella trappola di fotografare quello che avrebbe potuto essere (facendo un’operazione nostalgica di bassa comunicazione e - francamente - di scarso interesse) e non quello che invece e’. Nel male, ma anche nel bene (che c’e’ a Milano, negli occhi ‘incontaminati’ di un nuovo arrivato). Questo e' vero per qualunque citta', ma per Milano lo e' in modo molto maggiore proprio per quell'enorme divario tra quello che era e quello che e' oggi.
Inviato: 10/6/2014 9:36
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Re: L'anima di Milano |
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4/11/2005 13:12 Da Roma
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A questo punto mi avete messo una gran curiosità: come sintetizzereste le differenze tra "come era" e "come è", voi milanesi "veri"?
Come descrivereste la Milano di 20, 30 anni fa? Fer
Inviato: 10/6/2014 9:53
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Tessera C.F.A.O. n°14 Gallery (pBase) ** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** .... |
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Re: L'anima di Milano |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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Io non sono milanese di nascita. Ma a Milano ci sto da quando andavo al liceo, dagli anni '70, e quindi è un bel pezzo davvero
Non ho certo la pretesa di interpetare il pensiero altrui, ma ho idea che la Milano cui si riferisce Mxa sia perfino precedente: primo dopoguerra e anni '60. La Milano di un certo modo di intendere il lavoro, i rapporti sociali ed il decoro della vita. Una Milano cantata da Giorgio Gaber per esempio o dal primo Enzo Jannacci, dal Celentano della Via Gluck pure; in cui anche un ladruncolo alla Cerutti Gino aveva una sua qualche dignità ed un suo codice d'onore e di comportamento, se così si può dire. Grande nelle ambizioni e nelle imprese industriali (Rizzoli, Mondadori, Alemagna, Motta, ecc.) ma allo stesso tempo a misura d'uomo ed in qualche modo ancora nei limiti di una provincia, sia pure aperta al Mondo. Tra gli anni '70 e gli '80 tutto questo è mutato: c'è stato il boom della Moda che ha trasformato Milano in una capitale del gusto, ma anche del cattivo gusto, del pacchiano, dell'esagerato, del voler mettersi in mostra più e meglio degli altri...perchè poi spesso questo è seguire la Moda. E più o meno in contemporanea l'affermarsi di un modo di fare politica ed intendere i rapporti con l'economia che trovò la sua interpretazione più compiuta in Craxi e nel craxismo. Le due cose insieme fecero pensare che si fosse aperta una stagione di facile benessere ed arricchimento, di eccessi e di inosservanza delle regole - ritenute inutili lacci e lacciuli - ed in cui chi si trovava a ruotare nelle varie galassie - spesso sovrapposte ed intersecate - della Moda e della Politica, ma poi anche dell'arredamento, dell'editoria, dell'industria e dell'ediliza e naturalmente delle TV private, aveva da un lato l'impressione di pieno potere e quasi illimitate possibilità, ed un egoismo feroce dall'altro. Credo che in pochi posti al Mondo abbia avuto successo come a Milano il concetto di exclusive: ci si sente e si è qualcuno a Milano in base a quanto gli altri vengono appunto esclusi da quello che invece è permesso e consentito a pochi. Era comunque, nel bene e nel male, la cosiddetta "Milano da bere". Poi venne la crisi, anzi le varie crisi, di diversa gravità e natura, da Mani Pulite fino a questa ultima economica, che sta mandando a gambe all'aria il Paese da ormai ben 7 anni e di cui non si vede ancora l'uscita. E quell'atteggiamento di exclusive che era già poco simpatico nei momenti di vacche grasse, è diventato da un lato ancora più ferreo, e dall'altro ancor meno sopportabile dalla maggiornaza che si ingegna a tirare la carretta. Da qui un clima che personalmente mi pare poco piacevole, di rapporti interpersonali sostanzialmente solo formali e falsi, di scarsa empatia verso gli altri e di molto più concreto coltivare ognuno il proprio orticello ed il prorio egoismo. Negozi sempre più lussuosi, ristoranti sempe più esclusivi, hotel a cinque stelle, ma le cui clientele sono in massima parte i ricchi cinesi, russi, giapponesi, un pò di tedeschi ed americani. Nel Blog di Settimio Benedusi si commentava qualche giorno fa che nelle vetrine di alcune lussuose boutiques si pubblicizzano ora capi invernali e pellicce... adesso, a Maggio, inizio Giugno??? Certo! Perchè ormai del mercato interno non importa più nulla. Lì non comprano gli italiani, se non in misura marginale. Comprano i Russi ed i Cinesi, che abbisognano ora di capi invernali. Ecco.. ci sarebbero da dire altre mille cose, comprese molte cose buone che sicuramente non mancano: una certa solidarietà che anche persiste, qualche genere di rapporto più profondo in alcune classi sociali, soprattutto medio basse; le molte novità: per esempio che Milano si sta trasformando da capitale della Moda a capitale del Food, con proposte innovative e talora geniali, e per tutte le tasche, non solo "Da Cracco". Ho fatto qualche esempio , non so neppure se azzeccato. Non sono certo un sociologo. Mi è sembrato di vederla così e di descrivere di conseguenza ...
Inviato: 10/6/2014 12:40
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: L'anima di Milano |
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25/8/2005 8:38 Messaggi:
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Formidabile, Luciano, hai detto tutto quello che avrei potuto dire io, solo molto meglio. Anzi, ti ringrazio proprio per questo tuo intervento che mi sono riletto - con grande piacere e qualche tristezza - per tre o quattro volte.
Rinforzo solo un concetto a cui anche tu accenni: la trasformazione di Milano dalla meta' degli anni 70 in poi da polo manifatturiero a polo finanziario.Una trasformazione che ha profondamente influenzato la cultura di tutti i giorni della Milano di oggi. La stessa moda - che ha messo Milano sulla mappa delle eccellenze al mondo, mica un risultato da poco - ha creato quell'ambiente irrespirabile a cui tu fai riferimento, dall'idolatria della griffa all'apparire invece di essere. Pero' diciamo anche che Milano e' sempre stata un po' bauscetta e attaccata ai dane'. Milano non e' mai stata un citta' che uno potrebbe definire sobria, non era certo Torino, insomma. Nel bene (piu' dinamica di Torino) e nel male (con meno classe di Torino). Quando Milano ha avuto l'occasione di fare il patto con il diavolo (vedi il tuo riassunto), nel suo DNA c'erano i presupposti per ... cascarci.
Inviato: 10/6/2014 14:03
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Re: L'anima di Milano |
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27/4/2006 13:48 Da Roma
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per questioni di campanile, da romano adottivo, potrei essere frainteso, ma cercate di leggere bene tra le righe. Milano l'ho frequentata abbastanza, prima per un amore di gioventù, poi per un lavoro, ed infine perché - non senza invidia - è lì che c'è la concentrazione editoriale italiana.
Non l'ho mai amata, questo è vero, ma per motivi diversi da quello che si potrebbe immaginare: pochi alberi e poco verde in genere; scarsa possibilità di comunicazione con la gente, con gli sconosciuti; rigidità generale. Non intendo tutto ciò come difetti, ma come fatti, positivi o negativi che siano agli occhi di chi li vive. Fotograficamente non gli ho mai dedicato molta attenzione, al punto che alla voce "Milano" il mio archivio restituisce qualche scontata immagine del Duomo, di via della Spiga e di una cena con un amico da Biffi (di quando le banconote entravano ed uscivano con continuità, la Milano da Bere). Si, Milano è una città che respinge. O almeno io ne sono respinto. Infatti nel mio periodo milanese abitavo a Monza.
Inviato: 10/6/2014 14:09
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Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31...... -------------------------------------- www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!...... |
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Re: L'anima di Milano |
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io non ho mai trovato che milano respinga... forse perchè l'ho sempre fotografata più da studioso/ricercatore di fenomeni urbani che da abitante... no so...
però ho sempre trovato bello e affascinante girare nell'urbano e nel periurbano milanese alla scoperta di lughi, contrasti e contesti affatto scontati. non avessi trovato milano un soggetto complesso e affascinante non avrei partecipato alla creazione di una rivista fotografica dedicata solo a lei ammetto che le vostre considerazioni mi stupiscono e mi spiazzano abbastanza, ma probabilmente proprio perchè milano è stato il soggetto su cui ho formato la mia visione fotografica. ciao daniele
Inviato: 10/6/2014 17:40
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Re: L'anima di Milano |
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Eh si Luciano, le tue osservazioni sono giuste perchè in fondo l'urbanistica (e le connesse attività sociali ed economiche) rispecchia la cultura del momento e credo che in pochi posti al mondo come l'Italia dal dopoguerra a ieri ne sia stata lo specchio in negativo. Cioè la devastazione culturale la si ritrova nella devastazione urbanistica.
Mestre ad esempio, dove ho vissuto per un periodo, verso la fine degli anni '60 era diventata una delle città con meno verde pro capite al mondo (uno o due cm quadrati a testa). Non si tratta di nostalgie, ma di guardare in faccia la storia sotto molti aspetti; durante il "ventennio" (non quello di Berlusconi) si progettavano le "Città Giardino" di cui esistono esempi un po' dappertutto, da noi ce n'è una (incredibilmente) a Marghera e una a Lido con condomini bassi intervallati da giardinetti e aiuole, c'era cioè un progetto urbanistico sociale, a differenza dei progetti degli anni '60 e '70, sclusivamente speculativi. Hai descritto bene tu la genesi e le sue connotazioni milanesi di questa cultura (lo yuppismo all'italiana di craxiana impronta è rimasto tale e quale fino agli inzi della crisi e Crozza ne fa una impietosa parodia imitando un noto personaggio). Per rispondere ancora a Gig, fotograficamente penso che Milano, proprio perchè nel bene e nel male può risentire in tempi rapidi dei cambiamenti, possa essere interessante e in questo concordo con Mxa. Non sulla scia della nostalgia, ma con sguardo a quello che è, andrebbe ritratta (la fotografia è un potente mezzo di testimonianza del presente) magari cogliendo gli elementi dei tempi. Dico una banalità, ma lo può essere ad esempio una sequenza di "cedesi attività" o "vendo negozio" (è simbolismo d'accatto, ma è solo per fare un esempio). O un gruppo di giovani che si inventa un lavoro, la gente che alla chiusura del mercato ortofrutticolo raccoglie le verdure scartate. Mi vengono in mente le potenti scene dei brokers della Lehman Brothers che uscivano con gli scatoloni degli effetti personali in braccio. Io non ci vado da molti anni, ma a quanto dice Mxa, credo che un recupero del suo passato sia molto difficoltoso perchè ha perso la sua "milanesità". Però le foto che fai oggi possono essere interessanti nel presente e saranno il passato di Milano, (se la cogli in alcuni elementi caratterizzanti) fra 40 anni quando sarà forse migliore o anche peggiore.
Inviato: 10/6/2014 19:17
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Re: L'anima di Milano |
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Potrei raccontare della Milano degli anni 70 che mi accoglieva come studente universitario nel momento difficile del sovraffollamento delle aule, delle manifestazioni ( forse le ultime ) operaie e studentesche, delle lezioni soppresse all'ultimo minuto e degli anni di piombo...... non abitandovi la vivevo come fruitore di un servizio offerto, utilitaristicamente, mordi e fuggi, fai quello che devi fare, dai quelli che devi.
Non ho vissuto la "Milano da bere" che ricorda Luciano, un pò volutamente un pò forzatamente, non essendo nelle mie corde il concetto di exclusive tanto presente allora come adesso. L'atteggiamento bauscetta e la misura data dai danè hanno sempre risvegliato in me un sentimento oscillante tra l'ilarità, la pietà e la blanda arrabbiatura. Eppure ricordo alcuni entusiasmi nati come per Franz da un'amore di gioventù e dalla percezione di alcune eccellenze, forse allora agli ultimi bagliori, ma comunque ancora vive e vitali, forti ed evidenti che allora rappresentavano certezze, purtroppo non durature:entusiasmi che ti facevano vedere Milano bella nelle nebbie come nel sole, di una bellezza diversa da Firenze o Venezia o Roma o Torino, nata da un sinergismo tra l'ossatura della città con i suoi luoghi e l'attività e l'essere di chi ci operava. E' vero il patto con il diavolo era già stato stipulato e forse ancora, o per lo meno io, non ce ne accorgevamo. Adesso mi piacerebbe riuscire a scoprire la bellezza restante al di là del gusto e del cattivo gusto; sono convinto che da qualche parte, nascosta, forse un pò dimessa ancora ci sia. Oppure Milano è solo casermoni, o edifici dimessi e dismessi, disagio urbano ? dove sono finite la grazia, la bellezza, l'armonia ? Sono solo nascoste ? sono sparite, morte, uccise dal cemento, dal pacchiano, dall'indifferenza ? E allora chiedo all'unico che ha parlato in favore e che ha raccolto tante esperienze; cosa cerchi in Milano o meglio, spiegaci cosa vedi e quale fascinazione fa sì che ti aggiri come studioso/ricercatore. Come ti senti da abitante ? Hai un luogo tuo dove ti senti a casa, in sintonia ? Gigi
Inviato: 10/6/2014 20:00
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......... che colore ha il vento ?...... |
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Re: L'anima di Milano |
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Ragassuoli, ma è un contest di scrittura questo? Complimenti, specialmente a Luciano e a Gigi
F.
Inviato: 10/6/2014 22:34
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Re: L'anima di Milano |
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A Berlino c’e’ una barzelletta che dice che mentre in tedesco il saluto standard e’ xyz a Berlino e’ “Che caxxo vuoi?”
Il Berlinese può essere ruvido, anche molto ruvido, al primo contatto. Poi pero’ - se non lo mandi a quel paese ma incassi - si smolla subito. E tira fuori un sacco di qualità di quelle giuste: preciso, affidabile, su cui puoi contare. E dopo un po’ diventa pure divertente e caciarone. Il carattere del milanese era una versione un pochino’ più latina del carattere del berlinese: pochi salamelecchi, vai dritto al problema, non farmi perdere tempo, io ti do l’80% ma il resto ti arrangi vuoi-mica-la-minestra-pronta, se hai l’influenza lavora che guarisci, etc etc. La cosa divertente e’ che con il rinchiudersi a guscio dei milanesi di vecchia generazione, chi sono quelli che tengono accesa la fiammella della milanesita’? Gli immigrati a Milano degli anni cinquanta e sessanta. Frequento bar e negozi gestiti da milanesi doc, dove ancora respiri la milanesita’ di una volta: i proprietari sono calabresi, napoletani, siculi. E alcuni non parlano il dialetto ma capiscono cosa vuol dire "sifulot de menta". Quando si trasferirono a Milano la citta’ aveva ancora l’energia per plasmare (come fanno tutte le citta’ con forte personalita') i nuovi arrivati, comunicando loro regole, organizzazione dei rapporti sociali, e interpretazione della vita. Ma oggi sono rimasti troppo pochi per continuare questa missione, quindi la milanesita’ si estingue. Persa pero’ questa eredita’ la citta’ non e’ morta! Sono proprio le persone come Daniele che la devono scoprire, perché hanno innanzi tutto un vantaggio generazionale e perché non si tirano dietro anche solo inconsciamente il bagaglio di un passato che e’ - appunto - PASSATO. Quando ero universitario (sto parlando della seconda meta' degli anni settanta) si tornava a casa a qualche ora bislacca - e in condizioni fisico-mentali diciamo complesse - e passando da Via Moscova verso le 4 del mattino c’erano un po' di pacchi di Corriere della Sera caldi ancora di stampa (nel senso letterale del termine) buttati sul marciapiede per i nottambuli che passavano di li’ a quell’ora. Se ne prendeva una copia, ci si sedeva sul marciapiede vicino all’ingresso delle stamperie, e si leggeva quello che era successo nel mondo il giorno prima. Poi te lo portavi a casa per leggertelo con calma ... quando ti saresti risvegliato. Mi chiedo come una persona con queste memorie - e che non sia un vero artista - possa rappresentare fotograficamente la Milano di oggi non dico in modo fedele, ma anche solo interessante. "Too much baggage", come si dice in America.
Inviato: 11/6/2014 8:54
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Re: L'anima di Milano |
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adesso invece del corriere appena stampato alle 4 di mattina trovi giusto i cornetti appena sfornati
comunque non c'è verso... le città, non solo milano, sono organismi viventi complessi. ognuno cristallizza la propria immagine di una città sia in base a come essa è/era quando l'ha vissuta, sia in base a come stava lui mentre la viveva. a mio parere non si può dire che una città è in un tal modo in un tal momento perchè essa cambia in base a chi la percepisce ed abita, figuriamoci dire che una città è in un tal modo fisso ed immutabile nel corso del tempo. milano è stata quello che raccontante e in parte lo è ancora se si vive la città in un determinato modo ed in determinate zone (io ad esempio ho lo studio in una vietta che sembra ferma nel tempo: il bar è anche latteria; i vecchietti giocano a carte tutto il tempo con il bianchino e bestemmiando in dialetto; tutti gli artigiani/negozianti della via si conosco; quando si entra al bar si saluta tutti e anche se non conosci nessuno fai due chiacchiere; i bambini acquistano a credito la merenda che poi tanto passa la mamma; etc, etc, etc... ). Milano è anche quello che ci raccontano i media (moda, creatività, sturtup, caz...i e mazzi), ma a me questa milano non interessa affatto e, anzi, pur rientrando nell'orrenda categoria dei "lavoratori creativi" trovo questa immagine sovranarrata e sovrainterpretata rispetto alla realtà. a me interessa la milano dell'abitare quotidiano. quella che vive la sua via in spazi in continua trasformazione che seguono logiche avulse dai bisogni dei cittadini. io fotografo la città per capirla e capirne le trasformazioni. è un modo per orientarmi nello spazio e nel tempo. per costruire un mio progetto di città da portare avanti come abitante e come ricercatore. ciao daniele p.s. che si possa dire che in brera ancora si respira milanesità autentica mi stupisce assai non ci ho mai abitato, quindi sicuramente mi sbaglio io! tuttavia come "city user" la evito come la peste perchè trovo che sia uno dei luoghi (insieme a corso como e savona/tortona) dove più si sovrappone tutto ciò che mi irrita della milano trendy/fashion/design/creativity & co... dove un sacchetto di carta da pacchi con stampato il logo della Sozzani può costare più di 60€...
Inviato: 11/6/2014 9:54
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Re: L'anima di Milano |
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Per Brera intendo quella di giorno, che frequenta chi ci vive. Dopo le 19 viene invasa da curiosi bipedi, e si apre un diverso mondo: entrambi suscitano in me assoluto rispetto e ammirazione. 1. Alcuni di questi bipedi camminano con tacco 12 sull'acciottolato senza ammazzarsi. Roba che nemmeno David Copperfield sarebbe capace di fare. Loro ci riescono. 2. Altri riescono a parcheggiare in modo creativo, tipo negli spazi riservati ai disabili. Io non ci avrei mai pensato. Geniale ed efficace. 3. Altri ancora aprono e chiudono ristoranti e bar a velocita' della luce. Ogni 12-18 mesi subentra una nuova gestione, con notevole investimento rifa' tutti gli interni, nuovo nome e look e via! Devo ammettere che e' bello vedere tanto spirito innovativo e imprenditoriale. Poi c'e' la mitica figura del predatore, da gustarsi in tutta la sua perfezione. (Questo mi succede quanto torno a casa dalle 22 in poi.) Il predatore a quell'ora prende l'aperitivo, sta in piedi in mezzo allo stretto marciapiede, e quando arrivo mi guarda facendomi chiaramente capire che sono io che - nonostante i tanti pacchi della tarda spesa che sto portando a casa - devo andare in mezzo alla strada perche' il predatore non si sposta di un millimetro. Sta subito fuori da un bar o ristorante, con l'aperitivo che beve con lentezza, circondato da bipedi adoranti - incuranti o forse ignari del fatto che saranno prossimamente consumati e riciclati. Il predatore e' molto attraente, griffato di tutto punto, capelli lunghi, trucco intenso ma non volgare, minigonna e trampoli ultimo grido, lettura costante ed annoiata di iphone in custodia che-si-trova-solo-a-New-York, ma sopratutto sensori (vista, tatto, udito, addirittura olfatto) addestrati a valutare in pochi minuti la tenuta economica dei bipedi adoranti con una precisione che neppure l'agenzia delle entrate con un supercomputer e un mese di tempo sarebbe in grado. Divino.
Inviato: 11/6/2014 11:51
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Re: L'anima di Milano |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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Eh....in poche parole, Milano è città assai variegata e complessa. E non vorrei neppure dare ad intendere col mio intervento precedente che non ci si possa vivere ed anche molto bene.
Dipende da tante cose. Però una certa Milano del passato è pressoché scomparsa, per quanto la testimonianza di Daniele dimostri che non completamente. Ma è anche normale che sia così e lo stesso si potrebbe dire di una certa Londra, di una certa Parigi o, più vicino a noi, di una certa Roma. Vi sembra ancora quella di Aldo Fabrizi e della Sora Lella? Però a questo punto, per chi può perché ci abita o ci viene spesso, dobbiamo dare qualche testimonianza visiva . Propongo di darci un certo tempo e di postare immagini di Milano che in qualche modo esprimano cosa ci ispira questa città. Non importa se positivo o negativo. Vabbè, Daniele parte con molte lunghezze di vantaggio, ed a me piacerebbe piuttosto fotografare le bipedi cui si riferisce Mxa, 'chè con le architetture ci mastico poco. Ma fa niente
Inviato: 11/6/2014 12:43
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: L'anima di Milano |
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13/9/2006 9:55 Da Milano
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Sono vecchio e stento a trovare le mie radici.
Una piccola spiegazione: sono nato a Fiume nel 1943, dove mio padre era ufficiale della 2° armata; mio padre era nato a Lecco, ma mio nonno era a sua volta nato a Lugo di Romagna. A fronte di questo caos di origini, sono arrivato a Milano nel 1944 (diciamo per cause di forza maggiore) ed in 70 anni non mi sono mai più mosso. Fino alla Milano da bere di craxiana memoria, mi consideravo quasi milanese, poi la città ha iniziato a snaturarsi ed a cambiare ed io a perdermi. In un certo senso ho perso l'orizzonte, i milanesi veri e propri sono rimasti al più 20.000 su 1.500.000 abitanti, di cui una gran parte immigrati per un terzo dal nord Italia e 2/3 dall'Italia del Sud. Ora il melting pot è aumentato con l'immigrazione di cittadini comunitari e più del 15% di forza lavoro di extracomunitari (almeno riferendosi a quelli regolarmente censiti); tralasciando poi il fenomeno del pendolarismo, di coloro i quali a Milano vengono a lavorare al mattino e tornano a casa la sera, dal pavese, basso Piemonte, bergamasca e bresciano, Brianza, provincia di Piacenza e fin dal Veneto. In queste condizioni è ovvio che il tessuto umano della città sia mutato profondamente, ma è errato a mio avviso affermare che la città respinga, nel qual caso non sarebbe riuscita ad attirare, accogliere e trovare collocazione ad una tale congerie di persone. Ovviamente, sempre secondo me, a Milano si viene per lavorare, e quando il lavoro tirava veramente si iniziava molto presto e si finiva a sera, ora è di moda saltare anche il pasto di mezzogiorno. Tempo libero per bighellonare durante la settimana ne è sempre rimasto poco, perchè anche gli statali ad orario unico, che a Roma dopo le 14 hanno il pomeriggio libero, qui generalmente si cercano un secondo lavoro, poichè la vita è cara, più che altrove. Quelli che possono cercare aggregazione serale, affollare le sponde dei navigli per l'happy hour sono in genere i circa 100.000 studenti, perchè Milano ha perso le sue industrie, chiuse o trasferite altrove, ma in compenso ha oggi più di 12 diverse sedi universitarie. C'è da rammentare che qui hanno sede tutte le maggiori case editrici, e, in un Paese che legge troppo poco e con l'informatizzazione sempre meno, nel solo centro di Milano si vendono circa il 25% di tutti i libri d'Italia. L'architettura sta mutando, vedasi il quartiere di Porta Nuova, ma a me non dispiace, ed alcuni angoli del vecchio corso Garibaldi e San Marco si sono salvati, seppure a caro prezzo. Io abito nella zona 6, quella compresa fra il naviglio grande a San Cristoforo ed il naviglio pavese, posso passeggiare la sera in San Gottardo (quello vicino allo scomparso Spazio Forma), e lì la città ha mantenuto alcune delle sue vecchie caratteristiche, negozietti, botteghe artigiane, gli anditi delle antiche case a ballatoio dei primi del 1800. Francamente, se devo essere sincero, non saprei vivere altrove, pur essendo stato in giro un paio di anni fra Piemonte e Veneto (turismo di Stato), avendo una casa sull'Appennino Emiliano, e conoscendo bene per questioni di parentela sia Firenze e Roma. Una sola città mi è rimasta nel cuore, ed ogni tanto ci torno, ma la considero ormai un non luogo: Trieste (ma questo è un altro discorso).
Inviato: 11/6/2014 13:47
Modificato da Umberto su 11/6/2014 14:08:55
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Tessera C.F.A.O. n°27...... G.F. n°78 ............... |
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Re: L'anima di Milano |
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14/4/2007 23:27 Da Milano
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colgo l'invito e metto una delle foto che più rappresentano il mio percorso di scoperta della città. anno 2007. primo sopralluogo in quel di Quarto Oggiaro. Quartiere "mitico" anche per i non milanesi. Pur essendo una zona che ho attraversato spesso negli anni precedenti, mai ero andato a passeggiarvi nè tanto meno a studiarlo... Arrivo con il mio carico di preconcetti e luoghi comuni che da bravo ricercatore tento di tenere lontano dalla mente... ma cado subito nel fascino perverso dell'edilizia popolare malandata... apro il pozzetto della rollei tiro fuori l'esposimetro, mi chino, metto a fuoco e... proprio mentre scatto mi si infila nell'inquadratura una tranquilla e benestante mamma con bambino... cinesi entrambi... ma che diavolo ci fanno i cinesi a quarto oggiaro???? beh... alla fine di una ricerca durata un paio d'anni abbiamo scoperto che i cinesi sono diventati una delle nazionalità più presenti nel quartiere e proprio grazie alla loro elevata imprenditorialità si è parzialmente invertito il trend negativo che vedeva una costante diminuzione degli esercizi commerciali. ora sono passati 7 anni e nessuno si stupisce più dei cinesi a quarto oggiaro ciao daniele
Inviato: 11/6/2014 14:19
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FineArtClub* - Training School www.danielepennati.com Milano Citta Aperta - Journal of Urban Photography Tessera C.F.A.O. n°57... |
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Re: L'anima di Milano |
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Mio padre è nato a Fiume 13 anni prima. Non credo che la città respinga tutti, ma solo la mia "ispirazione"
Inviato: 11/6/2014 14:55
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Franz ...Tessera "Bromuro d'argento" C.F.A.O. n. AgBr 31...... -------------------------------------- www.franzgustincich.it - Empirici di tutto il mondo, unitevi!...... |
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Re: L'anima di Milano |
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Sai che Fiume, prima di essere jugoslava, italiana, non era austriaca, bensì ungherese ?
______________________________ Ciò che ha snaturato Milano ? La scomparsa di una classe dirigente, sbandata e dissolta dalla seconda e terza generazione di figli e nipoti di una classe industriale, che ha tramutato l'industria (ed i suoi posti di lavoro) in finanza, per vivere alla grande di speculazioni senza produrre nulla che i propri utili in borsa, trasferiti il più sollecitatamente possibile in qualche paradiso fiscale; la scomparsa di una classe politica di socialismo ideale da Turati sino a Parri, Greppi, tramutatasi in una congrega di profittatori. Sono rimasti solo i bottegai purtroppo, che a loro volta stanno patendo l'attacco delle grandi catene commerciali spagnole, francesi e tedesche. Non so quale sarà il futuro, non solo di Milano, ma francamente alla mia età non è più tempo di fare programmi, ma solo consuntivi. Ti dò ragione. Trovare ispirazioni qui è difficile. E' una città priva di mare, di un fiume, di colline o monti, quindi priva di prospettive di ampio respiro. Quasi priva di piazze e di fontane. Che i suoi tesori li cela, quasi ne fosse gelosa. Ma la sua gente non è mai stata chiusa in se stessa, come nella borghesia di Torino, Genova, Firenze o Bologna. Il pregio di Milano era che se avevi voglia di lavorare, ti alzavi la mattina, ti rimboccavi le maniche e lo trovavi. Che se per disgrazia qualcosa andava storto, avevi la possibilità di rifarti e ritirati in piedi lavorando, senza essere bollato a vita, come accade in provincia.
Inviato: 11/6/2014 15:29
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Tessera C.F.A.O. n°27...... G.F. n°78 ............... |
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Re: L'anima di Milano |
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9/12/2004 21:10 Da Toscana
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Vi ho letto con interesse. Milano ho avuto poche occasioni per frequentarla, lo facevo sporadicamente, ma almeno una volta all'anno, parecchi anni fa quando venivo al Photoshow ( era quello? ) ad abbeverarmi di tecniche e materiali professionali. Era una Milano in cui passavi come invisibile, la gente aveva fretta, indaffarata, pensosa, sicuramente orgogliosa di sentirsi parte del cuore pulsante dell'Italia. Poi piano piano, con la perdita di importanza della manifestazione fotografica, anche la citta' sembrava cambiata, la solita fretta ma la gente sembrava prigioniera di un meccanismo di cui forse era stanca forse perche' non garantiva piu' il benessere di prima.
Ma se ci guardiamo intorno qual'e' la citta' che non e' cambiata? Firenze non la riconosco piu', e' fredda rispetto ai tempi in cui nelle strade del centro si sentivano i richiami e i lazzi degli artigiani del legno che rimbalzavano da un portone all'altro e ti facevano sorridere. Ora e' tutto un puzzo di olio fritto e rifritto, gli artigiani sono scomparsi per la difficolta' di raggiungere il centro con i furgoni e per gli affitti troppo alti, e Firenze se si escludono le opere d'arte e i bei palazzi, e' diventata un grosso fast food anonimo. Ogni tanto mi reco a Torino, e anche questa citta' e' cambiata enormemente, specialmente in periferia. Mi ha dato l'idea di una crisalide in attesa di rinascere. Ultimamente non avevo la macchina fotografica, ma mi ha molto colpito il dialogare da un marciapiede all'altro del meccanico con il barbiere e il droghiere tutti sulla porta in attesa di clienti che non arrivavano. E la commessa del supermercato e il gelataio cui si riapriva il cuore a sentir parlare toscano, come se la Toscana fosse il paese del bengodi e non soffrisse anch'essa di problemi analoghi. Torino e' terra di frontiera ormai, mi ha detto il gelataio, e non si vede una via d'uscita...
Inviato: 11/6/2014 15:57
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