RECENSIONE RICOH GR DIGITAL II
Bella è proprio bella.
Mi ha colpito subito dal momento che l’ho tirata fuori dalla scatola, con quel suo aspetto sobrio ed austero, ma allo stesso tempo “caldo” ed elegante.
Sarà per la qualità dei materiali utilizzati, quel corpo in magnesio che le conferisce leggerezza e una netta sensazione di robustezza ad un tempo, sarà per l’inserto in gomma che rende l’impugnatura agevole e naturale, sarà per quel look nero ed essenziale che richiama in qualche modo la tradizione di storiche macchine del passato pur non imitandone nessuna in particolare, una riuscita fusione di tradizione e design contemporaneo che rendono questa fotocamera unica nel suo genere.
Dicevo, sarà per tutte queste cose messe insieme, sarà anche perché a volte certi feeling, certe “empatie”, accadono per vie misteriose ed irrazionali, però a me questa Ricoh GRDII, la nuova compatta digitale da 10 MP proposta dalla storica casa giapponese, mi è subito piaciuta e mi è piaciuta sempre più nel corso del suo utilizzo, che è stato un periodo piuttosto lungo (oltre 3 mesi), come è da mia abitudine perché non mi piace esprimere giudizi affrettati, ed anzi ringrazio Ricoh per la pazienza e la fiducia concessami.
Come ben sapete non amo le recensioni zeppe di dati tecnici e di grafici, chi vuole sapere quante linee per millimetro risolve il 28mm. con cui è equipaggiata la Ricoh GRDII è meglio che legga altrove, anche se questo non vuol dire che mancheranno delle informazioni tecniche, ma queste saranno funzionali agli aspetti di uso pratico, quelli di utilizzo normale e quotidiano di una fotocamera di questo tipo, alle emozioni tattili ed alle sensazioni di scatto che ho provato, anche perché non dimentichiamoci che stiamo parlando di una compatta digitale che, pur avendo delle funzioni decisamente sofisticate e rivolgendosi sicuramente ad un fotografo “evoluto” (che brutta parola!), però come tutte le compatte digitali ha una sua precipua e specifica filosofia costruttiva e di utilizzo, quindi trovo veramente inutile verificare se si possono ottenere delle stampe 50x70cm impeccabili o se c’è una duttilità di utilizzo per tutte le situazioni di ripresa, una compatta digitale nasce con una vocazione diversa.
Anche se devo subito dire che quello che offre questa Ricoh GRDII è veramente
tanto sia al fotografo che ha voglia sia di utilizzarla nel modo più semplice
possibile, in completo automatismo, e sia a quello che ha voglia di
sperimentare e sfruttare al massimo tutte le potenzialità di questa fotocamera,
sicuramente questa compatta ha delle caratteristiche progettuali che la rendono
un po’ atipica, oserei dire unica, se confrontata con quanto propone la
concorrenza.
Ma andiamo con ordine.
Comincerei con la prima “atipicità” di questa compatta, l'obiettivo fisso di 28 mm. che è stato anche oggetto di articolate discussioni qui sul forum.
Molti hanno criticato questa scelta progettuale, suggerendo che forse un 35 mm. sarebbe stato una scelta migliore, meno “estrema” da un punto di vista di adattabilità alle varie situazioni di ripresa, e queste sono opinioni che possono essere capite e condivise.
Quello che però voglio dire è che questo 28 mm. dona sicuramente alla GRDII tanta personalità, un approccio a volte inconsueto e fuori dagli schemi allo scatto.
Sarà anche che io sono un fotografo atipico, nel senso che utilizzo solo banchi ottici 8x10” e con una sola focale (un “normale”), però personalmente mi sono divertito un sacco ad utilizzare la Ricoh GRDII nelle più svariate situazioni di ripresa, e mai mi sono trovato in difficoltà nell’interpretare il suo 28 mm., anzi a volte ho portato a casa degli scatti proprio grazie a questa sua focale un po’ “estrema”.
Bisogna subito dire che la distorsione introdotta da questo 28mm. è veramente impercettibile, e questo aiuta sicuramente molto, però ripeto, è stato sempre un vero piacere utilizzare la Ricoh GRDII, e sinceramente non ho mai sentito la necessità di uno zoom, anzi devo ammettere che ho vissuto come un momento veramente liberatorio il fatto che sia dotata di un obiettivo a focale fissa, che mi ha permesso di concentrarmi più sulla composizione, sulla immediatezza dello scatto (che è poi quello che è richiesto ad una compatta digitale), sulla “vicinanza” al soggetto e, perché no?, anche di uno stile un po’ più personale, piuttosto che manovrare il meccanismo di uno zoom plasticoso, piccolo, spesso poco preciso, che è proprio una delle cose che mi ha sempre “disturbato” delle compatte che ho posseduto fino ad oggi.
In realtà la GRDII ha uno zoom 4X, ma è uno zoom digitale, ovviamente la qualità non è paragonabile ad uno zoom ottico, anche se la GRDII ha una funzione di “auto resize” che riduce la grandezza dell’immagine mano a mano che aumenta il livello di zoom, per cui alla fine la perdita di qualità è minima.
Da un punto di vista tecnico l’obiettivo è un sistema 6 elementi in 5 gruppi che, unito al CCD da 10 megapixel e dalle dimensioni di 1/1,75”, oltre che al nuovo motore di elaborazione delle immagini GR Engine II (che ha un ruolo importante nella riduzione del rumore, specie negli alti ISO), e nella fedele resa cromatica, devo dire che permette di ottenere immagini di buona qualità da un punto di vista di nitidezza, “resistenza” al rumore, e resa dei colori.
Personalmente ho utilizzato alcuni scatti per un progetto che sto realizzando con l’8x10”, e devo dire che scattando in JPEG alla massima risoluzione, ho ottenuto delle stampe 30x35cm veramente molto buone (stampe inkjet con plotter Epson), ed avendo scattato sempre in completo automatismo ho potuto apprezzare la funzionalità della messa a fuoco automatica, il perfetto il bilanciamento del bianco, la corretta esposizione, ed il buon equilibrio cromatico generale.
In stampe di queste dimensioni il rumore digitale, che nella GRDII, con visualizzazione a monitor con un ingrandimento del 100% comincia ad intravedersi, ma solo ad intravedersi, quando si scatta a 200 ISO (ne parleremo meglio dopo), è praticamente assente e non inficia la qualità dell’immagine, e sottolineo che stiamo parlando di stampe 30x35cm., una misura che mi sembra già ragguardevole per una compatta digitale anche se da 10 MP.
Segnalo la presenza, tra gli accessori, sia di un obiettivo di conversione a teleobiettivo (40mm.) sia di un obiettivo di conversione grandangolare (21mm.), che espandono le focali del sistema.
E visto che abbiamo parlato di rumore digitale andiamo subito a vedere il comportamento della GRDII in questo comparto, premettendo che avere una certa quantità di rumore digitale già ai bassi ISO è fisiologico per qualsiasi compatta, vista la tendenza a stipare un numero sempre maggiore di pixel in sensori molto piccoli.
Bisogna dire che la GRDII è dotata di una funzione di riduzione del rumore che è selezionabile a discrezione del fotografo.
Questa secondo me è una opzione molto importante perché permette di decidere autonomamente quando e se applicare questo filtro che, come tutti i filtri di riduzione del rumore, va anche ad agire sulla resa dei dettagli fini, pertanto non è auspicabile utilizzarlo in tutte le situazioni di ripresa piuttosto che in relazione alle nostre esigenze di stampa.
Intanto devo subito dire che a 80 ISO e a 100 ISO non noto alcuna presenza di rumore digitale.
Cominciano ad apparire i primi artefatti a 200 ISO, sono visibili a monitor con una visualizzazione dei pixel al 100% ma l’effetto è assolutamente trascurabile in fase di stampa finché si rimane nelle misure che ho indicato sopra.
A 400 e 800 ISO il rumore digitale aumenta sensibilmente, come prevedibile, però l’applicazione del filtro di riduzione del rumore aiuta parecchio, le immagini perdono visibilmente nei dettagli più fini, però l’effetto intrusivo del rumore digitale viene in gran parte attenuato.
Inutile dire che quando si scatta in RAW la qualità complessiva dell’immagine è ancora superiore, tanto che posso tranquillamente sostenere le immagini che si ottengono sono molto buone.
Molto pratica e funzionale poi la possibilità di controllare velocemente, in fase di scatto, con il semplice scorrimento di una rotellina, alcuni parametri molto importanti per la buona riuscita della immagine quando non si vuole lavorare in completo automatismo.
Agendo sulla leva ADJ, nello schermo lcd vengono visualizzate alcune funzioni che possono essere modificate a piacimento.
Di default è possibile intervenire sul bilanciamento del bianco, piuttosto che sulla sensibilità ISO (da 80 a 1600, con anche la funzione AUTO HI, che ottimizza lo scatto in condizione di scarsa luce), oppure sulla compensazione dell’esposizione +/- 2EV, però è possibile assegnare alla funzione ADJ qualsiasi parametro, dal tipo di messa a fuoco, alla qualità del file che verrà registrato, dalla regolazione dei parametri che regolano le caratteristiche cromatiche dell’immagine (colore, bianco e nero, viraggi), al tipo di rilevazione esposimetrica, dall’auto braketing, alla compensazione esposimetrica del flash.
Questo consente una notevole flessibilità in fase di scatto, ed una velocità operativa nel passare da un parametro all’altro, ripeto, basta schiacciare la leva ADJ ed agire su una rotellina, un tipo di impostazione progettuale che di solito è caratteristica ed in dotazione alle reflex digitali, là dove nelle altre compatte per selezionare una funzione piuttosto che un’altra bisogna entrare ed uscire da tediosi menu, continuando a schiacciare due o tre tasti diversi, perdendo così quel tempismo che è spesso così importante per la realizzazione di alcune immagini.
Anzi è curioso che solo Ricoh abbia pensato a questa intelligente e pratica soluzione progettuale.
Questa possibilità di controllo in “real time” di alcuni parametri può essere integrata anche con l’utilizzo del tasto FN.
Premendo questo tasto è possibile registrare e richiamare alcune delle funzioni utilizzate più di frequente, io personalmente lo utilizzo per passare dall’autofocus alla messa a fuoco “Snap”, cioè in sostanza sulla distanza iperfocale, che è il tipo di messa a fuoco che utilizzo quando è necessaria una estrema velocità operativa, cioè quando fotografo il mio bambino piuttosto che nella street photography.
Inoltre selezionando una delle due modalità “My setting” (MY1 e MY2), è possibile richiamare uno degli stili di ripresa personali maggiormente utilizzati, ad ulteriore conferma della estrema versatilità di questa fotocamera.
Tra l’altro sono rimasto impressionato dalla efficacia dell’autofocus, sia quello a 9 punti che quello a spot al centro dell’immagine.
Ultimamente però mi diverto sempre più ad utilizzare la messa a fuoco “snap”, ho la tendenza ad utilizzare la GRDII nella street photography e in rocambolesche riprese con mio figlio, e devo dire che i risultati sono egregi.
E’ possibile utilizzare anche una messa a fuoco ad infinito, così come quella manuale, e quando si lavora in modalità “snap”, infinito e manuale, sullo schermo lcd appare un utilissimo indicatore di profondità di campo.
La messa a fuoco manuale è piuttosto agevole considerando che stiamo parlando di una compatta, spesso è molto difficile ottenere risultati apprezzabili con le compatte, però devo dire che con la Ricoh le operazioni di messa a fuoco manuale sono molto facilitate dal rilevante ingrandimento di una porzione dell’immagine che compare sullo grande e luminoso schermo lcd da 2,7”.
E proprio lo schermo lcd è un altro dei punti di forza della GRDII, bello grande, luminoso, da 230.000 pixel, che permette una buona visualizzazione anche in condizioni di luce difficile, dico sinceramente che ne sono rimasto favorevolmente impressionato.
E’ talmente buona la visualizzazione che ad esempio si possono distinguere facilmente le differenze cromatiche e di contrasto dei tre “modi” di scatto per le immagini a colori, Massima, Dolce e Normale, là dove per “Massima” si intende il massimo di contrasto e saturazione colori, e per “Dolce” invece una immagine più “morbida”, con la resa “Normale” ad inserirsi idealmente tra le due.
Ecco un esempio di resa “Massima”:
“Normale”:
“Dolce”:
Nella grande maggioranza dei casi i risultati che mi soddisfano di più li ottengo quando scatto in modalità “Normale”, anche se devo ammettere che per alcune foto di paesaggio, che necessitano di colori saturi e contrasti intesi simil Velvia, con la modalità “Massima” si ottengono immagini convincenti che possono essere utilizzate subito, senza un ulteriore passaggio in Photoshop.
Ottime, veramente ottime, le immagini monocromatiche che si ottengono impostando la funzione di scatto su b&w, con la possibilità di controllare subito, direttamente in fase di scatto, sia contrasto che nitidezza, tanto che mi ha fatto tornare la voglia di vedere il mondo in scale di grigio.
Ovviamente c’è anche la possibilità di scattare con vari viraggi, così come non mancano i menu per inserire e richiamare i propri settaggi personali per quanto riguarda gli scatti a colori o in b&w, però personalmente mi sono un po’ innamorato della sua resa nel b&w “puro”, tanto che sicuramente mi divertirò a fare un po’ di street photograpy rinunciando alla mia naturale inclinazione per il colore.
Tra le cose che mi hanno sicuramente convinto devo anche menzionare la possibilità di scegliere lo spazio colore tra sRGB ed Adobe RGB, la possibilità di visualizzare sullo schermo lcd una specie di bolla di livella elettronica per verificare se si sta scattando in perfetta verticalità od orizzontalità, così come mi entusiasma la possibilità di scattare nel formato quadrato, sarà che la mia prima macchina fotografica “seria” è stata una Yashicamat 124G, ma scoprire che con la GRDII posso lavorare in quadrato mi ha veramente entusiasmato.
Ecco una immagine in cui si vede la “livella” elettronica in funzione sullo schermo lcd, è quella barra che si vede poco sotto il centro dell’inquadratura, la perfetta orizzontalità è segnalata dal led verde al centro della barra stessa oltre che da un segnale luminoso:
Eh si, perché quando si sceglie la qualità del file con cui si intende scattare, che in generale può essere un RAW (che genera sempre anche un corrispettivo JPEG alla massima risoluzione, 10 MP) oppure una serie di JPEG a risoluzione decrescente da 10 MP giù fino a 640 kb, c’è la possibilità di decidere se scattare in rapporto 4:3, 3:2 oppure se in formato quadrato, emulando così, quantomeno a livello di visualizzazione allo scatto, la storica tradizione delle 6x6.
Questo è un particolare che ho particolarmente apprezzato e che rende questa Ricoh GRDII ancora più unica nel suo genere, conferendole una personalità che è difficile trovare tra le compatte digitali.
Però adesso è arrivato il momento di parlare anche di qualche punto debole, anche se sinceramente ne ho trovati veramente pochi.
Sicuramente la funzione che mi ha creato qualche difficoltà è stato l’utilizzo del flash.
Il flash in condizione di riposo è “ripiegato” nel corpo macchina, e si attiva solamente agendo su un interruttore, cosa che trovo particolarmente intelligente perché si evitano così utilizzi accidentali.
Ho trovato però il fascio del flash molto intenso nel raggio breve, meno efficace sul raggio lungo, e piuttosto “focalizzato” su un ristretto punto di destinazione, rendendo così a volte difficoltose, leggi un po’ sovresposte, le riprese ravvicinate, ed invece un po’ sottoesposte le riprese a distanza maggiore, quantomeno sugli oggetti di sfondo al soggetto principale.
Niente a cui non si possa rimediare, dal momento che è possibile compensare l’esposizione del flash in un range di +/- 2EV, però ecco, ci ho messo un pochettino a trovare la giusta misura nel corretto utilizzo del flash, là dove invece per gli altri scatti è stato un piacere ed una gradita sorpresa lavorare anche in completo automatismo.
Per finire vorrei menzionare anche le buone capacità macro di questa fotocamera, che può mettere a fuoco fino ad 1,5 cm. dal soggetto ripreso che, unita alla possibilità di spostare e decidere manualmente il punto di messa a fuoco, permette di ottenere risultati decisamente ottimi per una fotocamera compatta.
Ecco alcuni esempi di macro, fatti così, senza grosse pretese e con uno spirito un po’ ludico, quindi non guardate la perfetta realizzazione tecnica, è giusto per darvi una idea:
Tra l’altro è molto bello e naturale la resa dello sfocato, questo lo si nota anche negli scatti “normali”, e questo è sicuramente dovuto alla qualità ed alla forma, quasi rotonda, dell’otturatore a sette lamelle di cui è dotata la GRDII.
Conclusioni
Come ho già detto la Ricoh GRDII è una fotocamera con una forte personalità, in un certo senso unica ed atipica nel suo genere, il che non la rende forse un prodotto adatto a tutti, ma di questo penso siano ben consapevoli i progettisti, però è uno di quei rari strumenti di lavoro che più lo si conosce e più lo si utilizza sfruttando le sue tante funzioni manuali, e più è si è in grado di sfruttare le sue tante e sofisticate potenzialità, soddisfascendo così le esigenze del fotografo più evoluto che ama percorrere strade espressive più personali, anche quando utilizza una compatta digitale.
Per quanto mi riguarda posso dire che la Ricoh GRDII ha già preso il posto delle altre due compatte digitali che possiedo, che saranno quindi destinate a rimanere nel cassetto per un bel po’.
Marco Frigerio