Esperienze di sviluppo e stampa Bianco-Nero
Candidus l’alchimista
Premessa
Innanzi tutto deve essere chiaro quello che ci interessa realmente: voglio avere immagini che abbiano la massima qualità? Desidero sperimentare antiche tecniche di ripresa e stampa? Voglio intervenire con modificazioni “creative” sulla superficie della stampa? Ci sono moltissime variazioni, personalizzabili: l’importante è che si abbia ben chiaro, come suggeriva Ansel Adams, la previsualizzazione del risultato finale, sia nella singola ripresa, sia per un più vasto e omogeneo progetto e le caratteristiche vicine alla sua definizione di fine-art.
La mia attività fotografica, che
si concentra sul soggetto visto, ripreso e ridato dal B/N, è organizzata su
alcuni parametri, che permettono di avere un risultato che considero
soddisfacente, soprattutto, quando, l’osservatore non è disturbato dagli
aspetti tecnici. La visualizzazione del
soggetto, in altre parole, la sovrapposizione tra ciò che ho in mente e la
realtà che inquadro (con gli inevitabili aggiustamenti e compromessi), è da
considerarsi l’atto creativo. Qui si prevedono, ovviamente, la padronanza degli
aspetti tecnici di ripresa e delle caratteristiche della pellicola in uso:
questo è il momento magico, si forma la matrice con la quale lavorare.
L’esperienza, poi, oltre ad un buon risultato finale, tiene conto anche di altri due fattori: il tempo impiegato e i costi
vivi, dato che per il primo ha un va
Sviluppi
1) Esposte 12 pellicole 4x5 le inserisco in una tank Doran, appositamente impermeabilizzata, badando di non toccare le superfici e che le tacche delle lastre siano tutte nello stesso verso (in alto a destra), in modo che la superficie emulsionata sia rivolta fronte a me. Spingo un apposito ferma-pellicole finché quest’ultime entrano in contatto, dalla parte lucida, con le scanalature interne della tank. Con questo sono pronto per lo sviluppo.
-Ho fatto varie esperienze dirette ed indirette sulle tank: ho provato le Jobo (molto costose sia in termini di acquisto che di gestione (quelle manuali), ho provato i telai metallici con le vaschette, le bacinelle con il sistema a mano di Adams, alla fine ho acquistato una Doran (si trovano da B&H negli USA e da Fotoimpex in Germania), ci sono anche le Yankee più comode da caricare, ma più difficili da rendere ermetiche. Sono robuste tank americane in bachelite e plastica, tengono 1,5 litri di sviluppo e portano 12 lastre alla volta. Sono prive di guarnizioni, ma ho risolto il problema con della gomma morbida incollata nei punti giusti. Il costo si aggira, spese comprese, intorno ai 40/50 Euro.
2) Uso normalmente sviluppatori commerciali: Id 11 che diluisco 1+3 per ottenere un effetto compensatore da poter gestire nell’ingranditore a condensatori e sviluppi preparati da me. Il problema delle riprese di paesaggio, specialmente nelle vaste vedute, è quello dei forti contrasti soprattutto se si eseguono di mattina, al sorgere del sole o la sera, al tramonto, o, anche in posizioni frontali. Uso un’esposizione un poco inferiore alle specifiche e sviluppo con diluizioni alte e spesso, con le pellicole a media/bassa sensibilità, con il doppio bagno.
I tempi di sviluppo forniti dalle case sono, di solito, per ingranditori a luce diffusa con un I.C. di 70, mentre per i condensati è meglio lavorare con I.C. 50. Basta prendere il tempo ufficiale e togliere un 15/20 % di tempo e abbiamo un contrasto, controllato con un densitometro, per filtri MG attorno alla gradazione 2 (N +1/-1= +/- 20% c/a).
Altra modifica del tempo di sviluppo c’è quando si usano i due bagni (10% c/a). Il manuale di Oscar Ghedina, ma anche alti testi editi negli anni ‘60/’70, sono generosi di informazioni per chi come me cerca delle determinate condizioni di lavoro e degli standart con cui operare per omogeneizzare il risultato finale.
Bagni e tabelle
La mia esperienza è tutta incentrata sulle pellicole Ilford, ma risulta chiaro che le indicazioni date sono facilmente trasferibili ad altre pellicole di tipo tradizionale con un inevitabile periodo di prove tecniche.
FP4 Plus I. E. 125/22–I D 11 1+3 SVILUPPO CON CONDENSATORI - I.C. 0,55 (-15%)
135 : 18 m = 14,5. – Fiss.: 1+4 x 5m - Lavaggio 20m – Imbibente
120 : 15 m = 13,0. – Fiss.: 1+4 x 5m - Lavaggio 20m – Imbibente
4”x5” : 15 m = 13,0. – Fiss.: 1+4 x 5m - Lavaggio 20m – Imbibente
Agitazione: 20” I° (10 x m) > seg. 10” (4 x m)
HP5 Plus I.E. 400/27–ID11 1+3 SVILUPPO CON CONDENSATORI – I. C. 0,55 (-15%)
135 : 20 m = 16,0. – Fiss.: 1+4 x 5m - Lavaggio 20m – Imbibente
120 : 20 m = 16,0. – Fiss.: 1+4 x 5m - Lavaggio 20m – Imbibente
4”x5” : 20 m = 16,0. – Fiss.: 1+4 x 5m - Lavaggio 20m – Imbibente
Agitazione: 20” I° (10 x m) > seg. 10” (4 x m)
SVILUPPI COMPENSATORI
SVILUPPO D 23 (Adams - Ghedina) I. C. 0,55 (-15%)
750 cc. acqua 50° + 7,5 gr. metolo + 100 gr. sodio solfito anidro + acqua per fare 1000 cc.+ imbib.
Stock: FP4: 5 m./ HP5: 8
m. 1+1: FP4: 8 m./ HP5: 13 1+3:
FP4: 13 m./ HP5: 20m.
SVILUPPO R 33 (Stöckler - Ghedina) I. C. 0,55 (-15%)
750 cc.
acqua 50° + 5 gr. metolo + 100 gr. sodio
solfito anidro + acqua per fare 1000 cc. + imbib.
Stock: FP4: 5,5 m./ HP5: 9 m. 1+1: FP4: 8 m./ HP5: 13m. 1+3: FP4: 12,5 m./ HP5: 14 m.
SVILUPPI A DUE BAGNI
SVILUPPO Alta Compensazione 1+3 (Ghedina)
A: 750 cc. Acqua 50° + 2,5 gr. Metolo + 25 gr. Sodio solfito an. + 0,4 gr. Fenidone + acqua per fare 1000 cc. + B: bagno tampone: 4 min.( non agitare).
Tempo di sviluppo: FP4+ - 21m / HP5+ - 25m = +/- 25%
A: 2/3–3/4 tempo base Perceptol (Fp4 14/16 m – Hp5 16,5/19/ m) Agitazione 4 x min.
SVILUPPO R 33 Alta Acutanza 1+3 (Stöckler - Ghedina)
A: 750 cc. acqua 50° + 5 gr. metolo + 50 gr. sodio solfito an. + 2 gr. borace + acqua per fare 1000 cc + B: bagno tampone: 4 min.( non agitare).
Stock: FP4: 5,5 m./ HP5: 9 m. - 1+1: FP4: 8 m./ HP5: 13m. - 1+3: FP4: 13 m./ HP5: 15 m. Agit 4 x min.
BAGNO TAMPONE: bagno alcalino.
A) Sviluppo normale – 10%: cfr sopra.
B) Bagno alcalino = 4 m a 20° - non agitare
[Bagno Tampone (alcalino): Borace: 10gr. litro Sodio tetraborato (rende meglio)(50°); Carbonato di Sodio: 10gr. litro Sodio decaidrato (Soda Solvay) (32°).]
Le altre operazioni sono: arresto con sola acqua pura abbondante. Fissaggio con le solite diluizioni e tempi: usavo anche il doppio fissaggio, ma preferisco tenere le pellicole strettamente nel tempo indicato dalla casa (gli acidi sono difficili poi da eliminare in fase di lavaggio). Lavaggio forzato per 20 min. con frequenti svuotamenti della tank. Imbibente per 3 / 4 min. Asciugatura naturale in armadietto (attenzione alla polvere). Archiviazione in buste non acide.
SVILUPPO CARTE
Per lo sviluppo delle carte mi servo di un ingranditore Durst Laborator 1200 a condensatori. Per la filtratura della carta MG uso i normali filtri Ilford (attenzione alle modifiche avvenute nel tempo soprattutto con le gr. 3/4/5) e Kodak per le carte Tetenal e Bergger. Il controllo della densità lo realizzo con un vecchio Walner DS90 (ora Kienzle). Possiedo anche un Variolux Durst per le letture integrali (ma è complesso). Dal fotogramma ricavo l’impostazione dei condensatori, la posizione della lampada, la lunghezza focale dell’obbiettivo, le mascherine per il portapellicola.
A luci spente, compresa quella di sevizio arancione, con diaframma di lavoro già predisposto, posiziono la sonda di lettura (1° c/a) nel punto più scuro con dettaglio e azzero il lettore di densità; passo al punto più chiaro (come in ripresa, possibilmente negli stessi punti) e controllo la cifra indicata: la confronto con le tabelle fornite dalle case e trovo il N° del filtro da mettere nell’apposito cassetto. Una volta inserito il filtro misuro il tempo di esposizione negli stessi punti di prima (fino a 9 possibilità).
Accendo la luce di servizio e inserisco un provino nel marginatore, lo espongo e lo immergo nello sviluppo. Questa sequenza mi fornisce la prima indicazione sui valori di contrasto ed esposizione. In seguito a vari provini si passa alla prima stampa. Solitamente con una forcella di tre ottengo già buoni risultati, dipende dagli interventi manuali di sotto/sovra esposizione necessari ad una buona stampa. Bisogna tener conto che una volta asciutta la stampa perde un 20% di brillantezza e che se si fa un viraggio le cose cambiano ancora (Selenium Toner 1/20 aumenta il contrasto di un 10 / 15%). Questo processo vale per una stampa ben bilanciata, con pochi interventi in esposizione (manuale) e chimici in sviluppo. Un negativo compensato comprime e riempie bianchi e neri entro quel termine +3 -3 caro alla scala dei grigi di A. Adams.
Se il negativo invece è difficile (capita spessissimo) bisogna lavorare di tempi, di filtri (doppia filtratura a zone), di sviluppi (doppio bagno, bagno diluito, bagno d’acqua, bagno compensatore, ricetta del dr. Beer, ecc). Non amo mettere troppo le mani nei bagni, ma se necessario intervenire per una riscaldata, o con un batuffolo di sviluppo puro in qualche bianco pelato, o con un diluito ferricianuro per schiarire qualche nuvola, bisogna rischiare di mandare nel cestino senza rimpianti un bel po’ di carta. Mediamente per una buona stampa si possono utilizzare anche 5/6 fogli, ma anche 10 e senza rimpianti.
Lavo la stampa in bagno d’acqua pura (che cambio molto spesso) e la fisso in doppio bagno, rapido il primo (1 min.) e completo il secondo come da indicazioni della casa. Tendo ad evitare, come per i negativi, di prolungare troppo i tempi per evitare un’eccessiva acidificazione della carta. Segue il lavaggio effettuato con tre vasche a cascata: uso questo antiquato sistema perché è l’unico che mi garantisce che le stampe non s’inquinino l’una con l’altra. Dalla prima in basso salgo alla seconda dopo 15 min., e così via fino al completamento del ciclo (45/60 min.).
Immergo le stampe raccolte dopo un sessione di lavoro (4/5 ore 3/4 stampe finite) le lascio 4 minuti nell’Hypo clearing agent, le rilavo per 10 minuti, le immergo nuovamente per 2/3 minuti nel viraggio Selenium toner 1:20-30 (leggero perché non amo modificazioni al tono del B/N) rilavo, finalmente per altri 10 minuti. E’ qui che si vede se si è fatto un buon lavoro: non devono comparire macchie di nessun tipo.
La stampa deve essere racclettata e asciugata in una smaltatrice a caldo con cura e attenzione a che non si “biscotti”, per evitare arricciamenti e ondulazioni (che spesso sono inevitabili). Su un’apposita schedina trascrivo tutte le informazioni di massima per una eventuale ripetizione.
Alla stampa manca solo la spuntinatura e l’inserimento in un passepartout di cartone non acido.
Scheda stampa Anno________ N°______ N°Neg._________ N°_____Form._______ Tar.W.___________ Filtro_____________ Temp.____________Diaf._____________ Versioni ___________________________
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Titolo ___________________________________
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Osservazioni ___________________________________
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Tutte le lavorazioni sopra descritte sono fatte con le istruzioni delle case produttrici e in modo pianificato per avere sì un risultato d’eccellenza, ma non fine a se stesso, puntando tutta l’attenzione sul soggetto, in modo che l’osservatore non sia attratto da virtuosismi o tecnicismi troppo impattanti. Buon lavoro a tutti, perché le soddisfazioni sono davvero tante e si diventa “autori” che abbinano la manualità specialistica con il pensiero creativo del soggetto.
® Floriano Menapace 04/2006