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Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"

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25/8/2005 8:38
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Ho appena finito di leggere questo classico libro, una lettura forse obbligata per chi e' interessato alla fotografia paesaggistica, intesa in senso molto ampio, quindi anche industriale e urbana. La prima edizione (1995) fu di Einaudi, c'e' stata una ristampa quest'anno di Bollati Boringhieri.

E' un testo che non sempre mi ha totalmente convinto, in quanto la definizione di bellezza sembra cambiare nel corso della lettura. Si vede da parte di Adams un amore fortissimo per il 'landscape' classico anche se si sforza in tutti i modi di includere nella sua analisi anche paesaggi industriali e/o piu' urbani. Secondo me ci riesce al 80% ma non completamente.

I concetti che introduce Adams sono tantissimi e tutti molto 'pesanti', come quello del rapporto tra sincerita' e valore artistico, per esempio, o come quello del rapporto tra il valore dell'opera e quanto l'artista sia in sintonia con il suo tempo, o il rapporto tra l'importanza di una fotografia e la sua 'bellezza'.

Una sola osservazione: ho trovato molto interessante il consiglio di Henry James su come valutare una opera artistica attraverso tre domande: (1) Cosa sta cercando di fare l'artista? (2) Riesce a farlo? (3) Ne valeva la pena?

Se avete tempo e voglia leggetelo, e' questo un lavoro di critica estetica completamente rivolto al fotografo e non ai colleghi critici d'arte. E questo lo rende doppiamente interessante.


Inviato: 30/12/2006 0:51
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
Caro Marco,
l'interesse che questo libro mi ha sempre destato è dato dal fatto che è stato scritto da un “fotografo che tenta di spiegarsi/ci" i perché del suo agire. Propone una formula di comportamento che si puà riassumere con le sue stesse parole: "Il metodo di lavoro che sembra funzionare meglio è andare nel paesaggio che ti fa più paura e fotografare fino a che non sei più intimorito" [...] "Nel riconoscere le qualità  comuni dei luoghi, sappiamo che questo è il nostro mondo e che il fotografo non ha barato per cercarvi un senso".
Poi c'è la preziosa introduzione del più importante critico italiano della fine secolo, morto prematuramente a quaranta anni, Paolo Costantini, allievo dello storico Italo Zannier, che nota un suggerimento nell'opera di Robert Adams: "Provare a suggerire un ordine, evocare una perduta armonia, trovare un criterio compositivo nascosto, un equilibrio nel quale, come avviene in natura, tutti gli elementi che formano l'immagine possano combinarsi perfettamente in un tutto, in un nuovo paesaggio".
Ricordo infine che Robert Adams è stato il capofila dei New Topographs nel 1975 ed è stato esposto, nel 1987, a Palazzo Fortuny assieme Lewis Baltz, William Eggleston, John Gossage e Stephen Shore, nella grande e determinante (per i paesaggisti italiani) mostra Dialectical Landscapes, presentata anch'essa da Castantini.
Questa figura di fotografo schivo, attento osservatore, puà trovare in italia un precedente in Paolo Monti e nel contemporaneo Luigi Ghirri. Io stesso ho tentato di seguire, dopo averlo letto e riletto (1996), quell'insegnamento perchè compenetrando cultura e osservazione, Adams propone la nuova figura del "fotografo consapevole".
Candidus / Floriano

Inviato: 30/12/2006 17:52
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
L'ho "scoperto" un anno fa e riletto di recente.
Mi ha guidato nell'arrivare al mio approccio attuale alla fotografia di paesaggio.
L'idea di fotografare un luogo fino a che non ti fa più paura l'ho sperimentata sul campo con il lavoro "Olimpia".
Più ancora il fatto che geografia, biografia e metafora debbano concorrere a formare la fotografia.
Ritengo Robert (l'unico vero Adams... ) fondamentale per portare avanti un discorso fotografico sul solco della tradizione per innovarla senza perdersi nei meandri dell'arte contemporanea.


Inviato: 5/1/2007 9:16
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
Ciao a tutti, grazie per la segnalazione del titolo in questione, l'ho appena ordinato...
Saluti

Giorgio

Inviato: 5/1/2007 17:52
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
dovete scusarmi, ma sono nuovo del luogo e da quel chiacchierone che sono interloquisco troppo.

R.Adams recupera una dimensione etica della fotografia, rispetto alla fotografia dei padri fondatori statunitensi.

L'ambito dunque delle sue affermazioni è il paesaggio degli stati uniti e gli americani "non all'altezza del loro paesaggio".

Dimensione affatto diversa da quella europea e italiana.

Riprendere, come propria, pedissequamente la lezione di R.A. (come quella di A.A.) significa non cogliere, a mio sgangherato parere, l'appello più sostanzioso che L'autore lancia: fare i conti con la propria dimensione etica in quanto fotografi di paesaggio.

Le soluzioni, nel nostro caso di italiani, hanno da essere cercate in modi diversi dai loro, noi, figli di ben altra figurazione.
Ciao, Claudio.

Inviato: 30/1/2007 13:37
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
Ehilà  concittadino Claudio,
benvenuto a bordo!

Forse non capisco cosa vuoi dire, ma penso che le lezioni che si decide di prendere sono quelle che si ritengono utili per se stessi. Quindi l'unico arbitro è il discente, non il docente.

Certamente RA pensa e parla da statunitense per gli statunitensi, così come faccio io, o tu, da italiano per gli italiani. Siamo nell'ovvio.

Con questo voglio dire che, senza nulla togliere all'importanza della dimensione etica sollecitata da RA, e per la quale è giustamente riconosciuto a livello internazionale, vi sono componenti metodiche del suo agire e pensare che sono tranquillamente esportabili in altre esperienze e paesi, ovviamente declinandole secondo vernacoli locali e le varie individualità  artistiche.

Nessuno nasce nel nulla siderale, da qualche millennio a questa parte, e la trasmissione del pensiero, anche artistico, avviene per cooptazioni di pezzi dei pensieri esistenti che rielaborati diventano "nuovi" e fanno girare la ruota della cultura.

Inviato: 30/1/2007 13:52
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Moderatore
Iscritto il:
19/9/2006 14:17
Da rho - milano
Messaggi: 728
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Vedo con piacere che 'la scuola di Torino' è ben rappresentata in questo Forum.
Sono sostanzialmente daccordo con 'borful' : la lezione va digerita ad applicata al proprio contesto.
Dallo specifico nasce poi l'universale (citazione di una citazione della Arbus).

Inviato: 30/1/2007 14:04
http://www.carlocorradi.it
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
Mi rifiuto di chiamare "vernacolo locale" la tradizione figurativa italiana.

Voglio ricordare una frase di Levi Strauss:

"Ogni cultura si nutre degli scambi con le altre culture.
Ma occorre che essa opponga una certa resistenza, in mancanza della quale
non avrebbe più nulla che le sia proprio da scambiare".



ciao, Claudio.

Inviato: 30/1/2007 14:12
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
Mah, sai, la resistenza invocata da Strauss in Italia è ben visibile, ma non in positivo.
Spesso sento dire che l'Italia ha una tradizione figurativa oppure che è la culla del bel canto, ma se c'è un paese dove la semplice lettura iconografica di un'opera è impresa riservata a pochi volenterosi e l'educazione musicale non è per nulla diffusa è proprio il nostro.

Forse c'è una malriposta fiducia che basti nascere tra le rovine delle culture che furono per "assorbirne" la tradizione. Tante parti del Bel Paese paiono dire il contrario e non certo per colpa del Papa e degli Americani

Inviato: 30/1/2007 14:29
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"

Iscritto il:
9/12/2004 21:10
Da Toscana
Messaggi: 8283
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Ciao,
l'ho appena acquistato e ne ho letto poche pagine. Quello che mi sembra di aver capito e' che l'affermazione "Il metodo di lavoro che sembra funzionare meglio è andare nel paesaggio che ti fa più paura e fotografare fino a che non sei più intimorito" non puo essere decontestualizzata dalle intenzioni di Adams e cioe' tornare nei luoghi che aveva visto incontaminati ed ora deturpati dalla feroce urbanizzazione.
Tornare e vederli in quel modo genera disperazione e rifiuto di guardarli, ma lui sostiene che invece bisogna guardarli e fotografarli quel tanto da farci l'occhio fino a non averne piu' "paura".
In questo modo la frase ha un senso, decontestualizzata non vuol dire proprio niente...
Ciao,
Renzo

Inviato: 30/1/2007 16:53
.........

......
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Re: Robert Adams, "La Bellezza in Fotografia"
Utente non più registrato
Vedi Renzo,
tu fotografi come me e Robert. Quindi direi che invece di spaccare il capello in 4 su contestualizzazioni e decontestualizzazioni del pensiero di RA, forse puà essere più interessante fare una cosa semplice: prendi la tua attrezzatura e vai in un luogo che, per motivi tuoi, ti fa paura. Attenzione! Paura e non ribrezzo od orrore. Paura, cioè quel sottile senso di disagio e pericolo che rende un po' ansiosi. Stai lì e fotografa fino a quando senti che, inaspettatamente, cominci a sentirti a tuo agio. Hai meno paura e poi non ne hai più. Io, in quel modo lì, ci ho fatto molta OLIMPIA. Se poi questo comportamento non ha senso ed è un'interpretazione fallace del pensiero di RA, ti dirà che, visti i risultati, la penso come Rhett Butler: "Francamente, me ne infischio".

Inviato: 30/1/2007 17:05
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