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DAVID FRIED
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Un autore che 'tratta' 2 temi banali come
1)la pioggia
2)le bolle di sapone
in maniera veramente artistica e personale...da vedere !

DAVID FRIED : sito web

Inviato: 27/10/2006 22:23
http://www.carlocorradi.it
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Re: DAVID FRIED

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"l'artista impiega motivi altamente simbolici che sono universalmente riconoscibili come organici o relativi a fenomeni naturali, ma sono rappresentati con forti indizi di artificialità  e progettazione"
Mi pare che il link sia interessante anche solo per l'indagine rappresentata tramite le bolle e la pioggia. Oltretutto sono immagini pulite, della bellezza fredda dei numeri e della perfezione.

Inviato: 28/10/2006 19:18
Matteo

Granum Salis (Argenti)

Tessera C.F.A.O. n°10.........
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Re: DAVID FRIED
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Riporto in vita questo topic che è stato, a mio modo di vedere, ingiustamente "sottovalutato", anche perchè mette in risalto alcune questioni di importanza cruciale per tutta quella fotografia che aspira a fare poprie le pulsioni dell'arte moderna.

Più passa il tempo e più io e Cristina ci convinciamo del fatto che l'arte, qualsiasi forma d'arte, che sia musica o pittura o poesia o fotografia, non debba rappresentare o creare delle forme, ma debba invece "catturare" delle forze, rendere visibili delle forze che non lo sono.
Da questa prospettiva puà essere quindi comprensibile qualsiasi tentativo di fuga dalle forme, sia che questa porti all'infomale o ad alcune manifestazioni di arte astratta, anche se poi è tutto da verificare se con l'informale o l'astratto si riesca effettivamente a cogliere queste forze.
Personalmente penso che l'informale dia troppa libertà  intrepretativa allo spettatore, là  dove non si dovrebbe interpretare ma sperimentare invece sulla propria pelle (cioè solo prendere atto dell'esistenza di queste forze e constatare che effetto queste forze risvegliate dall'artista facciano su di noi, senza interpretazione, senza pensiero), mentre invece l'arte astratta ha troppo a che fare con la sfera del simbolico, dell'intelletto, di una forma di spiritualità  oserei dire ascetica che, ancora una volta, è interpretazione e non sperimentazione, mentre queste forze di cui parlo devono necessariamente avere a che fare con la carne, con le nostre esigenze più vitali e primarie, anche se poi si possono trasformare in qualcosa d'altro.

E qui mi vengono in mente le parole di Artaud, quando diceva che se l'arte non ha la stessa forza ed impellenza dello stimolo della fame, delle sete, allora non serve a niente, cosa ce ne facciamo infatti di un'arte consolatoria, decorativa, cosa ce ne facciamo infatti di qualcosa che non incida profondamente e quotidianemente nelle nostre vite, che non sia una necessità  ineludibile come appunto lo stimolo della fame, della sete, del sonno...

Oltre all'informale ed all'astratto ci sarebbe una terza via per sottrarsi alle forme ed al figurativo e rendere visibili queste forze invisibili, ed è la via seguita da Bacon, quella verso la Figura.
Ora non è il caso di parlare estensivamente della pittura di Bacon, per quello vi rimando allo straordinario saggio di Gilles Deleuze - Francis Bacon Logica della sensazione (e da cui sono tratte gran parte delle idee che ho espresso sopra), però per rendere più chiaro quello che ho appena detto, e riuscire anche a metterlo in relazione con la fotografia, mi piacerebbe proporvi questa immagine, lo studio sul quadro di Velasquez che ritrae Papa Innocente X:


Open in new window



Questo quadro è la celebrazione di un orrore muto, sordo, inerarrabile, un orrore gridato in faccia all'oscurità  e all'infinito.
Qui Bacon avrebbe potuto scegliere la strada della forma, stabilire che per comunicare l'orrore era necessario dipingere una serie di forme orripilanti, facendo leva appunto sul nostro patrimonio simbolico e figurativo, ed invece no, decide di fare una cosa straordinaria, decide invece di dipingere il grido, e con il grido la sua forza primaria e primitiva, e dipingendo la forza primaria di questo urlo insensato trascina con sè anche le forze invisibili che si agitano nel golfo d'ombra di quella bocca spalancata sull'abisso.
E così siamo catapultati direttamente nell'orrore, un orrore muto, senza pensiero, siamo veramente nell'irrapresentabile, lo viviamo sulla nostra pelle, i nostro occhi sono nervi scoperti che urlano anche loro di fronte ad un abisso che ci terrorizza.
Ecco le forze invisibili che improvvisamente diventano visibili, forze fisiche (la forza del grido), forze che sono necessarie come la fame ed il sonno, perchè quello diventa inevitabilmente il nostro stesso grido, il nostro orrore nei confronti della vita (non c'è pensiero davanti a questa immagine, c'è solo io fatto che ci investe con una forza inaudita e la viviamo direttamente sulla nostra pelle), e poi forze invisibili che improvvisamente diventano suono e Figura.
Mai con l'arte informale o quella astratta avrebbe potuto ottenere un risultato così devastante, anzi è proprio perchè Bacon riesce a non distruggere completamente il figurativo, che questa immagine ha questa forza su di noi.

La cosa diventa ancora più interessante quando scopriamo, leggendo una delle interviste che Bacon ha rilasciato a Sylvester, che l'idea per questo quadro viene direttamente da un fotogramma di un film, la madre che urla nella Corazzata Potemkin quando la culla cade dalle scale (si si, proprio la scena di Fantozzi!!), una immagine fotografica che aveva ossessionato Bacon ad un punto tale che se l'era fatta stampare in centinaia di copie sparse per tutto il suo studio, per lui l'urlo di quella madre era il grido di un orrore assoluto, inaudito.
Non solo.
Sappiamo ancora, sempre da Bacon, che secondo lui nei suoi quadri ispirati a questo urlo,non era mai riuscito ad avvicinarsi, catturare e restituire quella forza misteriosa ed invisibile che tanto lo aveva colpito nel fotogramma del film, tanto che poi il pottore rinnegherà  in qualche modo tutti i quadri della serie, ed allo stesso tempo riconoscerà , per la prima ed unica volta (poi avrà  sempre parole di disprezzo) la superiorità  di una immagine fotografica rispetto ad una immagine pittorica.

Ma a noi quello che interessa è che, per via di questa superiorità  riconosciuta anche solo per una volta, noi adesso sappiamo che si puà fare, che con la fotografia possiamoe dobbiamo evitare di rappresentare o creare delle forme, ma possiamo e dobbiamo "catturare" invece delle forze, rendere visibili delle forze che non lo sono, e senza per questo finire necessariamente nell'informale e nell'astratto (che è un pò la tendenza di molti fotografi o artisti contemporanei che utilizzano la fotografia), questa secondo me è la sfida per cui possa valere la pena dedicare tutta la propria ricerca fotografica.






Inviato: 3/11/2006 16:29
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Re: DAVID FRIED

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Bacon, visto una sua personale alla fondazione Maeght qualche anno fa. Straordinario. Con la carne ci faceva i conti quotidianamente, almeno questa é l'impressione che mi ha sempre dato.
E nella fotografia dov'è la carne, dove sono le forze che spesso non riconosciamo? A me viene in mente la Arbus, ma ovviamente non é l'unica. Anche Koudelka con il suo libro Caos. Tanto per dirne un paio.
E a voi?
marco


Inviato: 3/11/2006 16:56
La fotografia non si domina: corre da sola e l'uomo la segue in ritardo e mai come oggi.
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Re: DAVID FRIED
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Bacon, immenso... vedere le sue opere mi provoca qualcosa di molto simile alla sindrome di Stendhal.

Ce n'è di carne in fotografia...

Penso ad alcuni lavori di Pavel Banka, Anna e Bernhard Blume, Marlo Broekmans, Herbert Doring-Spengler, Joe Gantz, Peter Gilles e Birgit Kahle, Robert Hausser, Robert Heinecken, Jurgen Klauke, Michal Macku, Duane Michals, Tracey Moffatt, Bruce Nauman, Wolfgang Pietrzok, Philip Pocock, Man Ray, Franz Roh, Jan Saudek, Andrés Serrano, Cindy Sherman, Christian Vogt, Christine Webster, Renate Zeun, naturalmente con esiti molto diversi tra loro.

In ogni caso questo elenco -incompleto, ho sicuramente omesso qualcuno/a- mi procura non poche emozioni.


Andrea

Inviato: 4/11/2006 3:34
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Re: DAVID FRIED

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Citazione:

Marco ha scritto:
...

Ma a noi quello che interessa è che, per via di questa superiorità  riconosciuta anche solo per una volta, noi adesso sappiamo che si puà fare, che con la fotografia possiamoe dobbiamo evitare di rappresentare o creare delle forme, ma possiamo e dobbiamo "catturare" invece delle forze, rendere visibili delle forze che non lo sono, e senza per questo finire necessariamente nell'informale e nell'astratto (che è un pò la tendenza di molti fotografi o artisti contemporanei che utilizzano la fotografia), questa secondo me è la sfida per cui possa valere la pena dedicare tutta la propria ricerca fotografica.




azz marco concordo pienamente su questo tuo passaggio.

Queste "forze" possono essere "catturate" in maniera indiretta non includendo l'essere umano, ma facendolo apparire intrinseco alle forze stesse ?!?!


a presto,ric
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Inviato: 4/11/2006 9:38
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Re: DAVID FRIED

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Ciao,
sembra facile....comunque mi state stimolando.
Interessante. Tra un paesino e l'altro...
Ciao,
Renzo

Inviato: 4/11/2006 12:27
.........

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Re: DAVID FRIED
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Citazione:

rictro ha scritto:

Queste "forze" possono essere "catturate" in maniera indiretta non includendo l'essere umano, ma facendolo apparire intrinseco alle forze stesse ?!?!



Non ho ben capito la tua domanda, Ric: me la spieghi?


Andrea

Inviato: 4/11/2006 13:03
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Re: DAVID FRIED

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14/9/2004 23:43
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Citazione:

Hologon ha scritto:
Citazione:

rictro ha scritto:

Queste "forze" possono essere "catturate" in maniera indiretta non includendo l'essere umano, ma facendolo apparire intrinseco alle forze stesse ?!?!



Non ho ben capito la tua domanda, Ric: me la spieghi?


Andrea


azz andrea hai ragione

facevo un "semplicissimo" discorso con la mia essenza, ripensando alle parole di marco ed alle "forze" che la fotografia puà mostrare in alternativa alle "forme".

A me piace l'idea del simulacro umano, quelle storie fatte di oggetti/forze che mi parlano direttamente dell'essere umano senza usare lo stesso come interprete.

Non amando l'essere umano in fotografia, ma volendo catturarne le sue forze emotive mi chiedevo se era possibile imprigionare sul fotogramma una "forza" come quella espressa da bacon, da munch senza che l'emettitore di tale forza sia fisicamente visibile

azz l'erba non era male eheheheheheh

a presto,ric
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Inviato: 4/11/2006 17:44
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Re: DAVID FRIED
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Riccardo, sono inn "emergenza" da collegamento, oggi e domani siamo a Torino e mi sto collegandoi con mezzi di fortuna, sarà  un piacere risponderti con calma lunedì!!



Inviato: 4/11/2006 23:49
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Re: DAVID FRIED

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Ciao Ric,
ma perche', le fabbriche abbandonate, i distributori di benzina in disuso non esprimono queste forze?
Quando fotografo i paesi medioevali io non intendo trasmettere gli stili edilizi di quel periodo ( che pur sono molto belli e interessanti ) ma far riflettere sulle giustificazioni che sono alla base di un certo modo di edificare. E tutto questo riflette l'uomo di quel tempo, con le sue paure, il freddo, la fame, la sua cultura, insomma i suoi problemi quotidiani e perche' no, anche i suoi rari momenti di gioia.
Non sono "forze" queste?
Ciao,
Renzo

Inviato: 5/11/2006 14:58
.........

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Re: DAVID FRIED

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in fondo é questo il punto, cos'è la forza evocata? per me la forza é qualcosa che si manifesta talvolta sotto la superficie. Alcune foto della Arbus mostrano persone normali, ma solo apparentemente normali. Il suo flash sparato mostra un loro lato oscuro. Altre foto di Koudelka, dal suo libro Kaos - riprendo i due autori citati in un post passato - mostrano alcune cose quotidiane nella loro forza, formale in questo caso, spesso decontestualizzandole. In entrambi i casi qualcosa di conosciuto viene mostrato attraverso alcuni suoi aspetti non evidenti.
Ma la forza é anche evidente in diversi casi, si mostra per quello che é, penso alla natura o all'archittettura, certo non tutta. E il paradosso in questi casi é che la fotografia fatica a rappresentarla bene quanto nel primo caso. Non penso sia sufficiente essere di fronte, ad esempio, ad una statua che dichiara la sua forza, con tutta la sua forza, per poterla fotografare e dire, "guarda la forza di quest'opera".
I paesini medioevali, le pompe di benzina, le fabbbriche abbandonate possono diventare testimoni di una forza ma credo la fotografia spesso inciampa nelle proprie retoriche estetiche senza riuscire a rappresentare un paesino medioevale, una pompa, una fabbrica per quello che potrebbero dire. I modelli di rappresentazione vincono sulla forza intrinseca. Parlo per chiunque, me compreso, ovviamente.
Forse per questo che mi trovo talvolta a non fotografare perchè mi rendo conto di guardare e vedere secondo un modello che é già  dventato muffa e non mi porta più in la di tanto. E la forze delle cose si allontana.
Però poi ritorno, il che non significa che il risultato sia garantito...ma almeno ci provo.
bye
marco

Inviato: 5/11/2006 16:06
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Re: DAVID FRIED

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Citazione:

samuel ha scritto:
E il paradosso in questi casi é che la fotografia fatica a rappresentarla bene quanto nel primo caso. Non penso sia sufficiente essere di fronte, ad esempio, ad una statua che dichiara la sua forza, con tutta la sua forza, per poterla fotografare e dire, "guarda la forza di quest'opera".
I paesini medioevali, le pompe di benzina, le fabbbriche abbandonate possono diventare testimoni di una forza ma credo la fotografia spesso inciampa nelle proprie retoriche estetiche senza riuscire a rappresentare un paesino medioevale, una pompa, una fabbrica per quello che potrebbero dire. I modelli di rappresentazione vincono sulla forza intrinseca.


Infatti.
Nell'ultimo meeting, con Marco e Marco ( Mxa) abbiamo disscusso proprio della difficolta' di esprimersi con una sola fotografia in alcune situazioni, come appunto i paesi medioevali dove una sola immagine difficilmente puo' far comprendere il messaggio del fotografo. Pero' questa limitazione, a parte il fatto che si puo' fare un racconto fotografico, non prescinde dal fatto che un paesino medioevale, un distributore di benzina che mostra gli ingranaggi dagli squarci del tempo e dell'incuria, una fabbrica abbandonata che evidenzia una vita fuggevole e clandestina attraverso graffiti spesso assimilabili a vere opere d'arte possano mostrare quelle forze di cui discutiamo.
Ciao,
Renzo

Inviato: 5/11/2006 21:54
.........

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Re: DAVID FRIED
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Sono convinto che la questione fondamentale nel voler fare emergere quelle forze nascoste di cui abbiamo parlato e che Marco ha citato, sia il riuscire a superare il figurativo. Per questo motivo la questione nel riuscire a farlo non riguarda tanto la presenza o meno della persona, della figura umana nelle fotografie. Il problema è che l'ostacolo maggiore nel fare emergere tali forze è superare la narrazione, il simbolico, evitare di narrare, di raccontare una storia.
Nell'esempio illustarto da Marco con il quadro di Bacon che ritrae Papa Innocente X ci ha fatto notare come il pittore "avrebbe potuto scegliere la strada della forma, stabilire che per comunicare l'orrore era necessario dipingere una serie di forme orripilanti, facendo leva appunto sul nostro patrimonio simbolico e figurativo, ed invece no". Questo è il punto fondamentale del discorso. Bacon ha saputo lasciarsi alle spalle tutti i "codici" che siamo abituati a considerare ogni giorno della nostra vita, e che per noi sono naturali ma che fungono da filtro interpretativo che si frappone fra noi e la realtà  delle cose. Questi codici sono dei cuscinetti che ci danno sicurezza, dei meccanismi di traduzione che ci rendono interpretabili e consone tutte le cose che ci circondano.
Nel caso dei paesi medioevali che tu Renzo fotografi con tanto amore, il pericolo maggiore (sempre che di pericolo si tratti, per l'amor di dio) è fare emergere la storia di queste comunità  (e non è detto che questo non sia il tuo scopo, puà anche essere questo il tuo scopo), raccontare le loro vicende....narrare appunto una storia. Questo, perdonami, è proprio il figurativo, il narrativo nel senso più concreto. Potrai fare emergere sensazioni, pulsioni, considerazioni, ma non quelle forze invisibili di cui si parlava. Tu stai raccontando una storia, grazie ad una serie di informazioni, di codici, di notizie che fornisci con le fotografie. Lo stesso pericolo (e ribadisco, pericolo se quello che si vuole è superare il figurativo, altrimenti proprio no) lo si corre con le immagini di archeologia industriale: anche queste immagini potrebbero essere dei codici che portano lo spettatore a costruirsi una "storia" una trama sulle vicende di quei luoghi, di quelle fabbriche, di quei distributori fatiscenti.......come erano prima? che vicissitudini hanno portato a quello che sono oggi? Cosa ne è stato di chi lavorava in quei posti? Anche in questo caso non stimo facendo emergere forze nascoste ma semplicemente (anche se magari inconsciamente) stiamo fornando elementi, codici, che ci permettono di costruire una storia, una narrazione, una figurazione basata su elementi grafici che interpretati dai nostri codici portano ad un racconto.
Tornando al dipinto di Bacon, invece non vi sono in modo evidente tutti quegli elementi sopra citati che portano al figurativo. Non vi è una storia "raccontata", non vi sono elementi che ci consentono con facilità  di costruirci una interpretazione, una narrazione di quello che vediamo raffigurato. Proprio questa assenza di codici narrativi e figurativi consente l'emergere di quelle forze nascoste. Se il pittore avesse usato elementi atti a spiegare il perchè del grido, dell'espressione tanto particolare del soggetto, tutto questo sarebbe venuto meno. La presenza di elementi mostruosi o raccapriccianti nella scena ci avrebbe fornito una chiave interpretativa, quei famosi codici, e noi (seppure magari terrorizzati o raccapricciati da quello che avremmo visto) saremmo stati comunque "sollevati" perchè il motivo di tanto orrore in quel grido ci sarebbe stato chiaro; avremmo avuto la possibilità  di costruirci una narrazione personale, una figurazione, una spiegazione del perchè, un elemento a cui aggrapparci che rassicurasse le nostre certezze.

Marco(pamar5)

Inviato: 5/11/2006 23:45
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"I'm not a photographer the moment I pick up the camera.
When I pick one up, the hard work's already been done"

“To photograph reality is to photograph nothing.”

Duane Michals


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Re: DAVID FRIED
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Superare i limiti della rappresentazione e della narrazione è una possibilità  che esiste anche utilizzando la fotografia.
Personalmente ritengo che non rappresentare e non narrare con un mezzo, quello fotografico, che è il più idoneo a rappresentare e narrare attraverso l'immagine, sia un processo di per sè veramente interessante. Non l'unico, per carità , e nemmeno il più innovativo, ma sicuramente il più stimolante, quello per lo meno che sento più nelle mie corde in questo periodo.
Trovo anche che sia il modo per esprimere quella forza di cui si è detto, quei contenuti primari e primitivi che non hanno bisogno di rappresentazione e narrazione, perché, semplicemente, emergono, si manifestano, si presentano, e non hanno forma e storia, perché forse sono 'la forma' e 'la storia'.


Andrea

Inviato: 6/11/2006 2:21
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Re: DAVID FRIED

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Ciao,
In effetti non avevo capito e vi ringrazio per il chiarimento.
Vi seguiro' interessato nella vostra ricerca, ma a me rimane difficile immaginare l'utilizzo della fotografia in un campo che sarebbe tipico della pittura. Mi da' la sensazione di una forzatura, di un surrogato. Non ci fate caso, e' un mio modo di vedere e sentire da mancato pittore che snobba un certo tipo di fotografia come un sottoprodotto. Lo so che e' idiota, pero' e' una sensazione che mi e' rimasta in testa e di cui non mi riesce di liberarmi. E se non mi e' ancora riuscito penso di avere poche speranze...
E non crediate che sia una cosa superficiale, e' una sensazione che vivo con sofferenza perche' una parte di me vede l'altra con estremo fastidio.
Ciao,
Renzo

Inviato: 6/11/2006 11:48
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Re: DAVID FRIED
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Renzo, capisco il tuo smarrimento ... Credo che il problema nasca dal fatto che, solitamente, con la fotografia si cerca di rappresentare e narrare la realtà , il più delle volte confidanto sulla presunta oggettività  del mezzo fotografico; molti vedono l'uso della fotografia solo in tal senso.

Tuttavia, ripeto, è estremamente stimolante utilizzare lo strumento fotografico per fare altro: tra l'altro, in riferimento al tuo citare la pittura, ti dirà che qualcuno mi ha chiesto perché non la utilizzo per i miei lavori: la risposta è molto semplice, è il mezzo che mi permette con maggior facilità  di esprimere al meglio quello che vedo e sento e, mio personalissimo ed opinabilissimo giudizio, credo che la fotografia possa fare ancora meglio della pittura, in questo senso, proprio perché gioca sulla presunzione di oggettività  da parte dello spettatore.

Renzo, se hai tempo e voglia, vai a cercarti le opere degli autori che ho citato più sopra, credo che vedere qualche opera potrebbe rendere molto più semplice e fruibile questa discussione; mi dispiace ma non ho tempo di cercare link .


Andrea

Inviato: 6/11/2006 14:44
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Re: DAVID FRIED

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Ciao Andrea,
ti ringrazio. Faro' come dici. E' una forma mentale da cui non mi riesce di liberarmi. Lo vedo benissimo che la fotografia ha capacita' enormi, vedo benissimo il potenziale di certe immagini fotografiche, ma lo accetto con grande sforzo e controvoglia come se fosse una medicina.
Tu lo hai detto: e' il mezzo che mi permette con maggior facilita'....E' proprio qui. Sento, ti ripeto, "sento", non
"ritengo" un certo uso della fotografia il premio di consolazione di chi non sa tenere un pennello in mano...
Ma e' una sensazione che e' frutto di una visione globale del decadimento e inbarbarimento della concezione di pittura.
Per esempio, la parola Webdesigner mi fa inorridire. Mi fanno inorridire i cartoni animati della Walt Disney da Aladino in poi, con le facce spigolose e di traverso dovute al risparmio di triangoli per non appesantire i computer, i relativi prodotti giapponesi in cui si muove solo la bocca,
i quadri di chi con due sgorbi pretende di aver fatto un'opera d'arte.
Capisci bene che quando ci si mette anche la fotografia ad
invadere un terreno che non le compete..va beh, per il quale non era concepita...
Comunque mi vado a cercare gli autori da te segnalati, cerchero' di fare una cura disintossicante.
Ciao e grazie,
Renzo

( Ma vuoi mettere la forza che si sprigiona dalle opere di Bacon con le immagini sia pur belle dei fotografi da te mensionati? Vuoi mettere l'energia che si sprigiona dalla pennellata? C'e' un abisso...)

Inviato: 6/11/2006 17:48
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Re: DAVID FRIED

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Mettendo in campo un tuo sentimento e una tua storia dici anche cose sul senso della fotografia, più in generale. Provo a passare da un esperienza personale...alcuni anni fa ho collaborato a Torino con la Fondazione della Fotografia quando si faceva ancora "Varianze", una rassegna al suo interno che guardava la fotografia nelle sue contaminazioni - parola allora non ancora di moda -, il confronto era con l'arte contemporanea, non solo, ma certamente si passava di li. Ho continuato all'interno di ArsTecnica e ArsLab, luoghi dove si studiava e si organizzavano eventi sul rapporto tra arte e tecnologie e posso dire, grazie a queste esperienze, di aver sbattuto il naso contro una serie di aspetti poco esplorati, a volte innovativi sul rapporto tra le arti, eppure...eppure mi sono ritrovato a fotografare come hai visto, a fare del reportage perchè in fondo, l'emergenza interna, quella che ti fa smuovere verso qualcosa mi diceva di andare li. Questo per dirti che c'è anche un richiamo interno con cui fare i conti quando si fotografa sebbene sia fondamentale riconoscerlo anche perchè si conoscono gli altri approcci, nella relazione con le altre forme. Oggi sto iniziando a guardare alcune cose con occhi diversi e vederemo cosa succederà . Ma se accadrà  sarà  figlio di un percorso. Se senti che il tuo percorso passa da un concetto di rappresentazione forse più tradizionale - passami il termine, se ho capito bene - allora forse é da sperimentare sino in fondo. Dialogando anche con altre esperienze e gli autori che ti ha suggerito Hologon ne sono un bell'esempio.
Più in generale rispetto alla capacità  della fotografia di esplorare forme solo apparentemente non consuete, certo ci sono diversi eesempi. Credo però che la carne di cui Marco parlava e la forza degli elementi che si puà esplorare con la fotografia non sia negata alla sua dimensione rappresentativa e narrativa, perlomeno non le vedo in antitesi. Lo ripeto, le foto della Arbus, a mio parere fanno emergere carne e forza dai soggetti che fotografa, un tipo di carne e forza che puà non piacere ma che esiste.
Allo stesso tempo dovremmo forse intenderci cosa vogliamo dire con rappresentatività  e narrazione.
a presto
marco

Inviato: 6/11/2006 18:36
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Re: DAVID FRIED

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Ciao Marco,
Lo so benissimo che anche la fotografia ha tutta una sua potenzialita' autonoma, degli autori da Andrea segnalati dei quali alcuni li conoscevo gia', l'unico che mi mette in crisi e' Michal Macku il quale utilizza fino in fondo il mezzo fotografico, arriva ai suoi intenti "spellando" addirittura la gelatina...molto coinvolgente, forse e' l'unico che gestisce manualmente l'immagine come un pittore. E' la manualita', il gesto che dal cervello passa dal polso fino alle dita che mi manca nella fotografia. Pigiare un bottone non e' la stessa cosa. E' come se nella scultura si usasse un pantografo invece dello scalpello, non so se mi spiego. Quando tocchi una scultura di Michelangelo ( se te lo fanno fare ) avverti la forza e la direzione dei colpi dello scalpello, accarezzi la levigatura fatta a mano ( magari non sapresti trovare la differenza da quella fatta con una levigatrice ma lo sai, lo sai che e' opera della sensibilita' delle dita dell'autore...)
E' la freddezza dell'immagine fotografica, la sua non immediata riconducibilita' al corpo dell'autore, il sentire che c'e' un intermediario meccanico o elettronico che mi fa percepire la differenza con la pittura.
E non mi riesce di liberarmene. Vedo le opere di Man Ray, vedo che sono belle ma le sento gelide, morte, prive di vita.
Passera'....
Ciao e grazie,
Renzo

Inviato: 6/11/2006 19:00
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