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1 Utenti anonimi
Ipse dixit |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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“Ometto deliberatamente da questo libro una trattazione del cosiddetto “sistema zonale” per la determinazione dell’esposizione, perchè a mio avviso esso rappresenta una complicazione inutile, non dà risultati diversi da quelli ottenibili più facilmente con i metodi già esposti ed è più una sorta di rituale che un procedimento tecnico pratico.
…. non esistono negativi da cui ricavare ottime stampe senza un minimo di manipolazione…. mascherando un pò qui e sovraesponendo un pò là…. È vero che usando una carta di gradazione relativamente morbida, chiunque riesce a ricavare praticamente da qualunque negativo stampe “dirette” che mostrano dettagli sia nelle alte che nelle basse luci, ma l’effetto tonale di queste stampe io non lo chiamerei certo bello. La ricchezza di toni (neri intensi e bianchi luminosi accompagnati da straordinaria ricchezza di grigi intermedi) può venire raggiunta soltanto se la carta è di gradazione non troppo morbida; ma per dare il meglio queste stampe richiedono manipolazioni” (intende : mascherature e bruciature) …. Andreas Feininger “Luce e illuminazione nella fotografia” Così… per quei quattro gatti cui appartengo che ancora utilizzano le carte alla gelatina d’argento e l’ingranditore. Per chi invece usa il digitale o il sistema ibrido scansionando i negativi, la correzione dei toni e delle curve in photoshop o simili, penso sia talmente automatica e usuale che probabilmente neppure ci si pone il problema.
Inviato: 10/1 23:45
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: Ipse dixit |
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22/6/2009 11:34 Messaggi:
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Una volta si diceva che un buon stampatore ha sempre le mani sotto l'ingranditore. Io usavo pezzetti di cartoncino di varie forme tenuti da un fil di ferro che agitavo sotto l'obiettivo per mascherare.
Ora che sono passato al sistema ibrido, dopo la regolazione dei toni e delle curve, uso le maschere (se necessario) con la comodità di vedere prima il risultato finale. Non ho mai preso in considerazione il Sistema Zonale per le ragioni esposte da Feininger.
Inviato: 11/1 7:04
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Re: Ipse dixit |
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29/5/2009 11:05 Da Bologna
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Uno scontro fra titani! Ma se ricordo bene le stampe di Feininger erano molto contrastate. Ho sempre invidiato chi capiva il sistema zonale e soprattutto chi stampava bene il bianco e nero. Ho sempre sofferto questo come un limite dovuto alla mia scarsa pazienza e manualità. Oggi la correzione dei toni è talmente automatica e soprattutto facile che è impensabile fare uscire in stampa un negativo o un file così com'è!
Inviato: 11/1 16:50
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Re: Ipse dixit |
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30/10/2006 22:51 Da Prato
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Sono d'accordo per il sistema zonale, ho studiato il sistema zonale, con due fotografi americani, ma poi ho scelto una mia via, usando si il sistema zonale ma in maniera non molto ortodossa, e non proprio conforme agli standard di come si dovrebbe usare( non perdo tempo in test o altro, sono un fotografo non uno scienziato )
In camera oscura credo anche io che si debba in qualche modo manipolare, alcuni negativi di più o altri meno, il negativo perfetto forse può anche esistere, ma anche quello credo che esprime di più tutta la sua potenzialità comunque manipolandolo. Io adesso nonostante continui con la camera oscura, nel digitale sia puro che ibrido diciamo che manipolo tipo camera oscura, quindi curve, regolazione toni o contrasto e poco altro, ma perchè come nella stampa del negativo cerco quel visto e sentito che ho in mente quando ho scattato.
Inviato: 11/1 17:57
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"Consulting the rules of composition before taking a photograph is like consulting the laws of gravity before going for a walk." ... Edward Weston Photo © Edward Weston Civilian Defense, 1942 Tessera C.F.A.O. Nr. 4... www.stefanogermi.com |
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Re: Ipse dixit |
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4/11/2005 13:12 Da Roma
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Anche io ho sempre invidiato chi riesce ad ottenere una bella stampa in BN brillante e contrastata e comunque ricca di dettagli.
Io le pochissime volte che ho provato a mascherare ho ottenuto delle schifezze immonde, perché non riuscivo neppure lontanamente a seguire correttamente la forme delle zone da mascherare: per cui si vedevano degli orrendi aloni. Voi mascheratori come riuscite ad eseguire movimenti così precisi da evitare gli aloni?
Inviato: 14/1 0:14
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Tessera C.F.A.O. n°14 Gallery (pBase) ** Si ricorda di leggere bene il REGOLAMENTO ** .... |
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Re: Ipse dixit |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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A parte che sono ben lontano dal potermi definire un bravo stampatore (purtroppo: ma ora mi son deciso a seguire il prossimo Febbraio un corso apposito e spero di migliorare), personalmente cerco di limitare al massimo le mascherature che sono abbastanza difficili e fare invece delle bruciature che mi riescono assai meglio. Quindi in poche parole e quando possibile, invece di esporre a fondo e mascherare, preferisco esporre poco per volta, aggiungendo densità zona per zona ove necessario.
Inviato: 14/1 9:18
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: Ipse dixit |
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18/10/2007 15:59 Da Torino
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Per mascherare con efficacia uso un set di sagome di varie forme e dimensioni che reggo con un sortile filo metallico che permette di maneggiarle agilmente. così per le bruciature uso dei cartoncini neri nei quali ho praticato dei tagli tondi,rettangolaro,quadrati e via dicendo. questi strumenti rozzi e primitivi mi consentono di realizzare ombreggiature e briciature anche con stampe a contatto,una volta fatta quella grezza di prova.
Inviato: 14/1 16:13
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Re: Ipse dixit |
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26/8/2022 22:02 Da Correggio
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Per quanto ne so, lo scopo del Sistema Zonale non è quello di ottenere un negativo stampabile senza interventi di mascherature e bruciature, ma ottimizzare la gamma tonale del negativo, in modo da avere leggibilità in tutte le zone che interessano, facilitando il processo di stampa, in cui ci si avvale comunque di tutti gli interventi di mascheratura e bruciatura necessari.
Il negativo ottenuto col SZ è solo il punto di partenza, da interpretare in fase di stampa con tutte le tecniche del caso. I libri di Ansel Adams sul negativo e sulla stampa sono molto chiari in proposito. Per quanto riguarda il confronto tra stampa analogica e digitale, secondo la mia esperienza non c'è molta differenza, in termini di tempo, per ciò che riguarda gli interventi di mascheratura e bruciatura, perché ciò che richiede davvero tempo è la valutazione degli interventi da fare in funzione del risultato che si vuole ottenere. Fare una selezione come si deve in Photoshop o muovere come si deve una mascherina sotto l'ingranditore non è tecnicamente molto diverso. Il vero vantaggio del digitale, a mio parere, è che non si deve ripetere il processo per ogni stampa.
Inviato: 15/1 16:06
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Riccardo | ||
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Re: Ipse dixit |
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4/11/2005 13:12 Da Roma
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Beh non direi. Muovere con precisione, rapidità e previsione del risultato delle piccole sagome tramite dei supportini metallici richiede un'abilità "in tempo reale" che con Photoshop non è minimamente necessaria: in digitale nulla vieta, come ragionamento al limite, di selezionare la zona da trattare un pixel alla volta se non si è bravi con il mouse. C'è tutto il tempo del mondo e se si sbaglia la selezione si può sempre tornare indietro quanto si vuole.
Inviato: 17/1 1:51
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Re: Ipse dixit |
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18/10/2007 15:59 Da Torino
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dimenticavo di aggiungere che, nelle situazioni più complesse, ricorrevo all'aiuto di un contronegativo in modo da avere una maschera ancora più precisa. consisteva in un positivo molto leggero e leggermente sfocato che,su supporto trasparente come una lastra, permetteva di recuperare le luci proteggendo le ombre. procedimento lungo e dispendioso ma talvolta risolutivo.
Inviato: 17/1 10:07
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Re: Ipse dixit |
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29/5/2009 11:05 Da Bologna
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Che ci voglia tempo in entrambi i casi è vero ma la grande differenza che in digitale gli errori non costano niente puoi fare mille errori e tornare indietro finchè non sei soddisfatto, mille fogli di carta sono un'altra cosa.
Inviato: 17/1 10:08
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www.oscarferrari.com | ||
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Re: Ipse dixit |
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23/2/2009 22:15 Da Albiate (MB)
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Ed è per questo che allora è molto meglio un negativo ben esposto e ben sviluppato rispetto al soggetto ripreso, cioè usare il sistema zonale
Inviato: 17/1 10:42
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Re: Ipse dixit |
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13/5/2004 17:25 Da lombardia
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Personalmente cerco di prendere dal SZ quel che mi sembra possa essere utile e ragionevole. Per esempio la determinazione della reale sensibilità della pellicola o la ricerca della zona III per esporre, specialmente in caso di forti contrasti, ma che poi non è altro che il solito vecchio refrain di esporre per le ombre e sviluppare per le luci. Per il resto, usando ormai soprattutto il 35 mm con le sue 24 o addirittura 36 pose, per lo più scattate a distanza di tempo e con condizioni di luminosità/contrasto piuttosto varie, anche volendo non credo che potrei applicarlo più di tanto. Forse altra cosa sarebbe se ancora me ne potessi andare in giro col GF (che ora uso solo in interni con luci controllate), ma la mia schiena è di diverso avviso e non credo cambierà opinione in futuro. Fortunatamente moltissime foto memorabili sono state realizzate da fotografi che non applicavano il SZ o almeno, così ritenevano, perchè poi per avere negativi di un certo tipo, se non lo studio la pratica portano comunque a determinate scelte.
Penso che l’usarlo o meno scientemente sia questione più di indole personale del fotografo che di altro. Per quanto certo, la sensitometria aiuti a capire e prevedere meglio diversi effetti e risultati.
Inviato: 18/1 8:48
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Tessera C.F.A.O n. 3 "Tempo fa ero indeciso, ma ora non ne sono più così sicuro" Boscoe Pertwee https://500px.com/lucinio http://www.flickr.com/photos/15773975@N00 |
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Re: Ipse dixit |
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13/2/2004 9:11 Da Tse' Bii' Ndzisgaii
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Per la mia (limitata) esperienza del sistema zonale, lo trovo sia affascinante nella sua pulizia concettuale ma allo stesso tempo un tecnicismo che alla fine si mette un pò di traverso alla creatività. Mi spiego meglio: prima o poi se lo si vuole praticare in maniera rigorosa ci si deve scontrare con la sensitometria, con test ed esperimenti molto, molto impegnativi. Insomma trovo che sia una attività ipertecnica che tendenzialmente drena la mia (modesta) vena creativa.
E' chiaro che per chi è molto abile e lo pratica da tanto tempo la situazione è molto diversa e unitamente a tecniche avanzate di camera oscura renda la disciplina estremamente naturale. Ma non è il mio caso purtroppo.
Inviato: 19/1 9:29
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